Riforma Fornero: prima vi prendo il sangue e poi vi decurto pure il 2% sulla pensione…

Alcune situazioni vanno al di la dell’umana comprensione oppure per essere più giusti, è normale che vi ci siano sbagli nel redarre e attuare una riforma, ma non è normale non poter ovviare subito a certi errori che è palese siano tali.

Oggi non parleremo né degli esodati, né dei famosi quota 96 della scuola ma dei donatori di sangue.

Chi dona il sangue, un gesto che non stiamo a spiegare il significato o di quanto sia importante farlo, poteva per quel giorno esentare dal lavoro senza perdere stipendio o copertura previdenziale. Quei giorni, che sono al massimo 4 all’anno, e se prendiamo in esame un pensionato con 40 anni di contributi arriviamo a un totale di 160 giornate lavorative, sono ora da recuperare…

Ma come, vi chiederete? Si purtroppo è vero, con la famosa riforma Fornero sono coperte, sì, le giornate di assenza per cause come la leva, la malattia, l’infortunio e la cassa integrazione ma NON quelle in cui si DONA il proprio sangue

Dunque quelle famose 160 giorni lavorativi (o meno a seconda di quanto uno ha donato) sono da recuperare. In pratica, chi ha donato il sangue rischia di vedersi allontanare la pensione di ben sette o otto mesi… più ha donato e più lontano è il diritto alla pensione… oppure può sempre accettare il decurtamento del 2% dall’assegno della pensione.

L’INPS per ora è fermo e aspetta delucidazioni da due ministeri quello dell’Economia e quello della Salute. Ovviamente le associazioni dei donatori di sangue sono già intervenute domandando una rettifica di quest’assurdità.

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Vi lasciamo con le parole di Ferruccio Giovetti di Avis Cremona: “Il sangue è un farmaco salvavita che non si può comprare da nessuna parte e che può essere soltanto donato. Le sale operatorie rischiano di trovarsi in difficoltà perché non hanno le sacche di sangue necessarie per effettuare gli interventi”.

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