Pensioni: Forse il prestito statale è la soluzione più concreta.

Questa settimana sarà decisiva per quanto riguarda la famigerata legge di stabilità. Ormai sappiamo bene cosa ci sarà con questa nuova manovra “salva Italia” e ancor piu importante cosa non ci sarà.

Persino il premier Letta e il ministro del Lavoro Giovannini hanno ammesso che non c’è spazio (soldi), per nessuna delle controriforme, manovre, misure e provvedimenti che volevano inserire.

Secondo noi non mancano i soldi ma gli esperti che possono valutare realmente quanto verrebbe a costare allo stato ogni singolo provvedimento richiesto da sindacati e Confindustria e poi calcolare il relativo peso che avrebbe nel bilancio del Paese non solo a breve ma anche a lungo termine.

Per ora dunque tutto rimane fermo e lo stesso vale per le speranze dei futuri pensionati, specie quei precoci, usuranti, quota 96 ed esodati.

L’unica speranza per tutti questi lavoratori ormai prossimi alla pensione ma che in un modo o nel altro l’hanno vista allontanare di 2-3 anni, nonostante alcuni di loro hanno versato ben 40+ anni di contributi e sono al di sopra della soglia di 60 anni, è la proposta dello stesso Giovannini di un prestito statale.

Si tratta – come spiega lo stesso Giovannini – di un sistema che permetterebbe a chi si trova a due o tre anni dal pensionamento e lascia il lavoro di ricevere per tale periodo un sostegno economico che poi dovrà ripagare negli anni successivi: si tratterebbe di una sorta di prestito, senza costi aggiuntivi sul sistema pensionistico”.

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E in quest’ultima frase si cela il segreto della sua fattibilità. Tale misura porrebbe fine alle fatiche di molti lavoratori ormai disperati e incerti e forse nel frattempo libererebbe il mercato del lavoro per il necessario turnover senza il quale le casse dello stato prima o poi affonderanno.

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