Buco Inps; Mastrapasqua lancia l’allarme per poi smentire, qual è la verità?
I cittadini ultimamente seguono con sempre maggiore attenzione il susseguirsi di notizie sulla Riforma delle Pensioni e sugli emendamenti proposti alla Legge di Stabilità.
In mezzo a questo casino ecco che arriva Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps a complicare le cose, prima lanciando un allarme sulle casse dell’ente e poi per smentire se stesso affermando che non c’è nessun rischio per le pensioni che continueranno a essere regolarmente pagate.
Follia? Allarmismo? Terrorismo? Populismo? Voglia di apparire o una semplice gaffe? Cerchiamo di fare chiarezza.
Anzitutto, il buco di qui ha parlato Mastrapasqua effettivamente c’è, e deriva proprio (ma non solo) dall’aver assorbito l’Inpdap. Dati alla mano, nel 2012 – secondo il bilancio approvato dal comitato di vigilanza – , l’Inps ha perso 12,216 miliardi di euro. Il “rosso” ha eroso il patrimonio dell’ente che dai 42 miliardi di fine 2011 è sceso a 21,8 miliardi per il combinato disposto del risultato negativo e dell’accorpamento dell’Inpdap che è stata fusa portando in dote un “buco” da 10,3 miliardi.
Il secondo problema a detta di Mastrapasqua sarebbe il famoso “blocco del turn-over”. Anche questa cosa è vera; riguarda (sempre dati alla mano) 30-40 mila dipendenti dello Stato che ogni anno non vengono rinnovati. Il rapporto tra contributori e pensionati, così, si deteriora e anche questo aumenta il deficit annuale di bilancio dell’Inps. A tutto ciò, si aggiungono i danni provocati dalla riforma Fornero. Volendo quantificare la cosa – e basandoci ai dati della Corte dei Conti, il blocco del turnover e degli stipendi a fronte di un sempre maggior numero di pensionati fanno sì che le entrate Inpdap coprano meno del 90% delle uscite. E la situazione non potrà che peggiorare.
In aggiunta, negli ultimi due-tre anni la disoccupazione è esplosa e lo stato ha “perso” più di due milioni di lavoratori che devono essere sostenuti con gli ammortizzatori sociali. Anch’essi rappresentano un costo notevolissimo per le casse dell’Inps.
E arriviamo al nocciolo della situazione Inps. All’epoca della fusione degli enti previdenziali, onde mettere una toppa al famoso buco, il governo che doveva coprire “la differenza” attraverso la Finanziaria del 2008 ha computato le anticipazioni della cassa dello stato verso l’ente come crediti del Tesoro e non come debito pubblico, chiaramente per non irritare ulteriormente Bruxelles. Per le cause sopra elencate il patrimonio dell’Inps diminuisce piano piano ed è proprio questo il “problema” di Mastrapasqua, ergo la sua richiesta verso il ministro Saccomanni di “attivarsi” non tanto per le esigenze di cassa quanto per rafforzare la solidità patrimoniale dell’ente.