Pensioni: 3.200 euro netti al mese? Troppo pochi!
Si ferma in commissione Lavoro della Camera il cammino del disegno di legge Meloni che puntava ad arginare il fenomeno delle cosiddette “pensioni d’oro”.
“Un segnale pessimo” commenta la Meloni sottolineando di “aver dato parere favorevole alle proposte emendative della maggioranza tra cui l’innalzamento del tetto a 5 mila euro netti. Il voto di oggi dimostra come la maggioranza non voglia intervenire nel merito nonostante la commissione abbia avuto tutto il tempo necessario”.
Ricordiamo che l’attuale proposta Meloni proponeva il cumulo di tutte le pensioni, comprese quelle integrative e complementari e un tetto di 5 mila euro lordi che corrisponde a circa 3.200 euro netti; In aggiunta auspicava il ricalcolo delle pensioni con il sistema retributivo per la verifica della differenza che si creerebbe qualora fossero state liquidate con il sistema contributivo.
“Troppo pochi” dunque i 3.200 euro netti di pensione al mese secondo quasi tutte le forze politiche – ad eccezione di Fratelli d’Italia e M5S – che hanno detto un primo “No” alla proposta di legge ribattezzata “anti-pensioni d’oro”.
Ora i deputati di Fratelli d’Italia e quelli del M5S annunciano battaglia durante l’esame che comincerà domani (mercoledì) in Assemblea, anche perché i 5 Stelle vogliono presentare una proposta di modifica interamente sostitutiva del progetto di legge Meloni, adottato come testo base in commissione – “solo perché arrivato prima” – che prevede non solo 5.000 euro come tetto massimo per le pensioni, ma anche una soglia minima di 1.000 euro.
“Noi vogliamo – spiegano Caludio Cominardi e Davide Tripiedi – che dentro il limite dei 5.000 euro ci rientri tutto, anche eventuali vitalizi o pensioni integrative, mentre loro, i soliti furbetti, no. Ed è su questo che daremo battaglia”.
Da canto suo la relatrice Maria Luisa Gnecchi incaricata ad esprimere in Aula il parere negativo e proporre il rinvio in commissione si è difesa così: “Vogliamo affrontare il problema delle pensioni d’importo elevato con serietà ed evitando problemi come quelli già avvenuti in passato in tema di pensioni. L’attuale proposta Meloni propone il cumulo di tutte le pensioni, comprese quelle integrative e complementari e propone un tetto di 5 mila euro lordi che corrisponde a 3.200 euro netti; propone inoltre il ricalcolo delle pensioni calcolate con il sistema retributivo per la verifica della differenza che si creerebbe qualora fossero state liquidate con il sistema contributivo. Se ci fosse stata la lunga elaborazione di cui parla Giorgia Meloni non ci sarebbero nel testo della sua proposta di legge questi grossolani errori. Invece nel testo del ddl Meloni è evidente che prevale un aspetto esclusivamente propagandistico che non prevede la soluzione di un problema reale. Siamo convinti che sia necessario colpire le vere pensioni d’oro, quelle conseguite con calcoli attuariali opportunistici o con l’acquisizione di privilegi, vedi i vitalizi regionali, parlamentari e del parlamento europeo, che rappresentano in molte situazioni un’impropria sommatoria di assegni pensionistici. Alla luce anche della mozione approvata in aula, è necessario avere più tempo per permettere di avere dall’Inps calcoli reali per poter decidere in modo più corretto”.
Alla proposta Meloni ha replicato, indirettamente, anche il presidente della commissione Cesare Damiano (Pd): “Se si parte, come fa la proposta dell’On. Meloni, da 5 mila euro lordi mensili, pari a 3.200 euro netti e a quella cifra si aggiunge anche la pensione integrativa, non si può parlare di “pensioni d’oro”, ma di importi inferiori ai 3 mila euro mensili. Scendere al di sotto di questa soglia e toccare anche le pensioni più basse è un passo breve” ammonisce Damiano, “non dimentichiamo che alcuni commentatori e studiosi propongono di ricalcolare con il sistema contributivo tutte le pensioni da 2 mila euro lordi mensili in su liquidate con il sistema retributivo. Una nuova tosatura a carico questa volta degli attuali pensionati”.
Anche il deputato Giulano Cazzola (Ncd) ha plaudito la bocciatura del ddl Meloni: “La questione – rileva Cazzola – era già stata affrontata nell’ambito della legge di Stabilità, in modo conforme alla giurisprudenza consolidata della Consulta. Per di più la proposta Meloni aveva dei limiti tecnici insuperabili e lesivi dei diritti acquisiti. Mi auguro che l’Aula sia conseguente nell’accantonare un progetto intessuto di becero populismo”.
La Meloni in risposta afferma che “la nostra proposta di legge è di semplice buon senso e prevede di fissare un tetto corrispondente a 10 volte la pensione minima oltre il quale ricalcolare le pensioni in essere con il sistema contributivo. Se i contributi non sono stati effettivamente versati la parte eccedente il tetto viene tagliata e lo Stato utilizza i soldi risparmiati per aiutare i giovani e le pensioni minime e d’invalidità. Tra l’altro siamo anche disponibili ad accettare gli emendamenti del Pd pur di giungere a un testo condiviso. In particolare, il Pd chiedeva l’aumento della soglia a 14 volte la pensione minima, e di tagliare dal computo le pensioni complementari e integrative; tutti emendamenti ai quali Fratelli d’Italia aveva dato il suo parere positivo” e contrattacca, concludendo, “la decisione di votare per la soppressione totale del testo dimostra che la maggioranza, il Pd in testa e con la sorprendente complicità di Sel, non ha alcuna intenzione di mettere mano alla vergogna delle pensioni d’oro”.