Pensioni: Era Renzi; tutto bloccato o nuove speranze?

Il premier Letta è uscito di scena e ha lasciato irrisolto il problema dei lavoratori anziani senza pensione e senza impiego. Il suo ultimo atto significativo è stato un emendamento alla Legge di Stabilità, che ha tutelato nel complesso 17 mila lavoratori. Parliamo ovviamente di tutti gli italiani che hanno firmato un accordo con la propria azienda per mettersi in mobilità in vista della pensione e che, nel 2011, sono rimasti beffati dalla riforma previdenziale dell’ex-ministro Fornero che ha innalzato di colpo l’età del pensionamento.

Il problema degli esodati era nell’agenda programmatica di Letta fin dal giorno del suo insediamento ma, a quasi un anno di distanza i conti non tornino: solamente – circa – 160 mila sono in salvo di fronte a una platea stimata nell’ordine di 330-350 mila unità. Mancano dunque all’appello più 200 mila lavoratori anziani che, entro il 2018, potrebbero restare disoccupati e privi dei requisiti per accedere al pensionamento.

Anche i lavoratori precoci e usuranti vivono in una situazione di stand-by causata sostanzialmente da una stortura di fondo nel pacchetto d’interventi predisposto dal precedente governo. Piuttosto che incidere sul dispositivo normativo venutosi a formare in seguito alla riforma Fornero, i membri dell’esecutivo, con in testa il ministro del lavoro Giovannini, hanno, infatti, optato per la predisposizione di strumenti da doversi adottare su basi volontaristiche (come il prestito previdenziale), certamente utili per un verso ma incapaci di incidere strutturalmente nella vicenda pensioni dall’altro.

Più che mai in bilico infine la situazione dei Quota 96. L’ostracismo della Ragioneria dello Stato non ha limiti. Come una valanga, ancora una volta, si è abbattuta sui quota 96 la richiesta di rinvio per “ulteriori approfondimenti”, richiesta formulata unitamente all’Inps; E la crisi che il governo sta vivendo non aiuta di certo.

La stessa fine potrebbe fare anche la promessa della presidente della Camera Boldrini di avviare un iter di attuazione di un disegno di legge che sarebbe stato pronto per il mese di marzo e che avrebbe interessato in particolar modo gli esodati; Purtroppo la sfiducia al Premier in carica con conseguente cambio della guardia apre tuttavia nuovi scenari, e non è detto che quanto paventato dalla Boldrini possa essere effettivamente perseguito. Molto passerà comunque dall’Inps, chiamato a collaborare col governo e rinfrancato dalla nomina del commissario straordinario Vittorio Conti.

Nei prossimi mesi, la patata bollente passerà nelle mani del governo Renzi, che dovrebbe nascere dopo le consultazioni-lampo del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Ma forse il vero problema sarà di riuscire a trovare le coperture finanziarie che, nella scorsa legislatura, sono state il vero calvario che ha fatto naufragare qualsiasi proposta arrivata in Parlamento.

L’attesa per tutti questi lavoratori è ormai giunta ai limiti della sopportazione. E’ snervante, è frustrante. Sembra che la loro odissea non interessi ad alcuno. A nulla, ad oggi, sono valsi incontri, appelli, dichiarazioni e ripetuti proclami. La classe politica che conta, oggi è inerme nei confronti degli ostacoli frapposti dalla Ragioneria.

Sara proprio vero dunque che in Italia non si muove foglia che la ragioneria non voglia? I nostri politici, i nostri ministri sono in balia delle decisioni di una casta che al momento opportuno corre in soccorso di tutele particolari?

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Bisogna dare atto a quei politici che non mollano come Ghizzoni, Marzana, Damiano, Epifani e pochi altri che continuano ad alzare la propria voce e spingere per riforme. L’auspicio di tutti è che il nuovo governo possa affrontare con maggiore decisione il caso pensioni che davvero non può più essere rimandato; La strada però è ancora in salita.

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