Pensioni: Si chiude il cerchio attorno a Renzi!

Partiamo oggi dalla pesante – e forse profetica – affermazione dei Financial Times, che si domanda una cosa su Renzi: “Non è ancora chiaro se Renzi sarà una vera forza di cambiamento o una stella cadente che svanirà presto“.

Il Governo Renzi si è recentemente insediato ma per il neo premier fiorentino le difficoltà sono appena iniziate. Già con il discorso alle camere, Renzi ha dovuto fronteggiare molti sfavorevoli ad alcune sue riforme e innovazioni. Governo nuovo dunque e problemi vecchi; soprattutto per quanto riguarda fisco, tasse e pensioni.

In tema di pensioni, appunto, si aspettavano prima le nomine dei nuovi ministri dell’Economia, Padoan, e del Lavoro, Poletti, ed ora che il quadro del nuovo esecutivo è stato completato anche con i nomi ufficiali di viceministri e sottosegretari si deve partire – si spera – con gli interventi previsti dall’esecutivo.

Innanzitutto c’è da dire che al Ministero dell’Economia, sono stati nominati come viceministri Enrico Morando (Partito Democratico) e Luigi Casero (Nuovo Centro Destra); mentre i sottosegretari sono Pier Paolo Baretta (Partito Democratico), Giovanni Legnini (Partito Democratico) e Enrico Zanetti (Scelta Civica). E sono nomine che fanno ben sperare considerando che Morando, Casero e Baretta hanno più volte dichiarato posizioni molto vicine a quelle di Cesare Damiano, per quanto riguarda una maggiore flessibilità in uscita rispetto a quanto previsto dalla legge Fornero.

Per ora il neo ministro Poletti tace, ma da Damiano arriva in questi giorni anche la presentazione di un testo unico firmato da tutti i partiti, per risolvere la questione esodati. Ancora non si conosce il contenuto del testo ma lo stesso Damiano ha esortato che venga prontamente valutato dal ministro Poletti e ratificato.

Renzi deve onorare l’impegno preso con i cosiddetti esodati – scrive Damiano -, al fine di risolvere definitivamente questo drammatico problema sociale, e porsi l’obiettivo di modernizzare un sistema previdenziale reso troppo rigido e socialmente iniquo dalla “riforma” Fornero. La correzione che suggeriamo è quella di inserire un criterio di flessibilità per consentire ai lavoratori di andare in pensione in un’età compresa tra i 62 e i 70 anni. Il Partito Democratico ha già presentato una proposta di legge sull’argomento insieme a quella per risolvere il tema degli esodati (diventata nel frattempo testo unico della Commissione Lavoro della Camera): vorremmo che il nuovo ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, le esaminasse”.

Il neo presidente del Consiglio Matteo Renzi da canto suo sembra intenzionato a dar vita a un Governo più propenso alla spesa e all’investimento. Le settimane scorrono però e il Jobs Act è fermo ai blocchi di partenza, meglio, ai titoli. Certo è positivo l’approccio indicato dal segretario del PD che parte dal tema della crescita del Paese e non da quello delle regole del mercato del lavoro, come chiave di volta per aumentare l’occupazione, così come può risultare particolarmente efficace intervenire sul cuneo fiscale. Renzi, a proposito, ha ammesso che per il cuneo fiscale saranno messi a disposizione ben 10 miliardi di euro, l’opposizione tuttavia, già critica, fa presente dove possa ricavare il premier una somma tanto elevata. Somma tra l’altro non definitiva. Infatti secondo la Confartigianato, per risanare le sorti dell’Italia e provare a dare un calcio alla crisi, servirebbero ben 100 miliardi di euro. Insomma cifre da capogiro.

Intanto “le segreterie confederali di Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto – a loro volta – un incontro al Ministro del Lavoro Giuliano Poletti per affrontare alcune fra le principali questioni inerenti al sistema pensionistico sulle quali le organizzazioni sindacali si stanno battendo da tempo“. Lo si legge in una nota unitaria a firma dei Segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil, Vera Lamonica, Maurizio Petriccioli e Domenico Proietti.

Gli interventi del dicembre 2011 – prosegue la nota – hanno provocato ricadute sociali gravissime, dovute all’eccessivo irrigidimento dei requisiti di accesso al pensionamento, generando iniquità e problematiche che ancora oggi aspettano una soluzione definitiva. Sul piano della sostenibilità sociale vanno prese, poi, decisioni che possano, nel lungo periodo, assicurare l’obiettivo di una pensione dignitosa, da conseguire attraverso un pilastro pubblico equo e solidale e una previdenza complementare ampiamente diffusa e accessibile a tutti. Inoltre, anche alla luce delle recenti vicende che hanno interessato l’Inps, va accelerata la riforma del modello di governo degli enti previdenziali e assicurativi, assumendo i contenuti dell’Avviso comune sottoscritto da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria il 26 giugno 2012”.

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Ormai Renzi è premier, il nuovo governo c’è, e siamo a Marzo, speriamo che di aspettare ci sia ancora poco.

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