Pensioni: Che cosa aspettare domani?
Domani, mercoledì, il premier Renzi presenterà il suo piano lavoro con le misure del jobs act, e tutti noi si spera che in esso ci saranno anche gli interventi di modifica per le pensioni. Sembra tutto pronto, dunque, onde tornare a dare impulso alla crescita del nostro Paese, ma sindacati, pensionandi e alcune forze politiche non credono che arriveranno le tanto auspicate misure di modifica all’attuale sistema pensionistico.
Considerando, infatti, che nel suo discorso programmatico – in occasione della fiducia – Renzi non ha fatto accenno alla questione delle pensioni si pensa che con il job acts proporrà solo misure a sostegno dell’occupazione, soprattutto quella giovanile.
Ma proprio per favorire l’ingresso nel mondo del lavoro dei più giovani, serve qualche sorta di prepensionamento di chi è già a lavoro da tanto, troppo tempo, e bloccato dalle nuove norme Fornero.
Ricordiamo, infatti, che la legge Fornero ha innalzato l’età pensionabile per tutti, uomini e donne, a 66 anni, estendendo anche, a tutti, il sistema contributivo. Questi interventi hanno creato non pochi problemi, dando vita per esempio alla questione esodati, a quella dei pensionandi di Quota 96, nonché creando difficoltà alla pensione dei lavoratori precoci ed usuranti.
Ora le ipotesi allo studio sono quelle di prepensionamento per chi era prossimo alla pensione e per favorire l’ingresso nel mondo del lavoro dei più giovani. Al vaglio, dunque, l’uscita flessibile di Cesare Damiano e il prestito pensionistico di Enrico Giovannini. Nel primo caso di tratta di permettere al lavoratore di andare in pensione a 62 anni con 35 anni di contributi ma accettando un sistema di penalizzazioni che però diventerebbero incentivi se si decide di lasciare più tardi, fino alla soglia massima dei 70 anni. Nel secondo caso, il meccanismo dell’ex ministro Giovannini permetterebbe di andare in pensione due o tre anni prima rispetto alla soglia dei 66 anni con un prestito Inps che dovrà essere poi restituito tramite decurtazione sull’assegno finale una volta raggiunti i requisiti per la pensione.
Questi meccanismi risolverebbero diversi problemi, da quello di permettere a lavoratori usuranti e precoci di andare in pensione prima, considerando che a volte sono impossibilitati a rimanere a lavoro fino a 66 anni, e probabilmente ad arginare il dilagare della questione esodati. Questi ultimi, infatti, insieme ai pensionandi di Quota 96 sono la vera urgenza “sociale” che tocca ora risolvere al governo Renzi.
Vera Lamonica, segretaria nazionale della Cgil, ai microfoni di Radioarticolo1, ha detto a proposito: “Il tema delle pensioni deve essere inserito nell’agenda del governo: se si vuole davvero intervenire a favore dell’occupazione, il nodo della previdenza va affrontato. La riforma Fornero – sostiene la dirigente sindacale – non solo ha provocato ferite come quella degli esodati, ma ha portato ad un blocco pressoché’ generalizzato di ogni possibile turn over: le persone non vanno in pensione e quindi non vi sono opportunità di impiego per i giovani”.
Domani sapremo.