Pensioni: Provvedimenti dopo le europee?

Settimana scorsa abbiamo osservato accendersi –finalmente –il dibattito politico sulla riforma pensioni – con i tanti problemi ancora da risolvere come gli esodati e i Quota 96, e i tanti temi caldi che vanno dalla pensione anticipata all’indicizzazione delle pensioni, dai tagli alle pensioni d’oro alla salvaguardia delle pensioni d’invalidità e delle indennità di accompagnamento – per vederlo poi spegnersi velocemente, con il governo Renzi che prima ha annunciato diversi provvedimenti da attuare – per lo più nuovi tagli – e poi ha ritrattato su tutta la linea!

Il primo è unico cambiamento effettivo giunge dalla ministra della Pubblica amministrazione e la Semplificazione, Marianna Madia, che ha firmato una circolare che dà attuazione a una norma del precedente governo per cui i lavoratori pubblici non possono cumulare lavoro e pensione oltre 311 mila euro.

L’altra decisione ufficiale riguardava l’innalzamento dell’età contributiva delle donne per la pensione di anzianità da 41 a 42 anni. Proposta che ha fatto infuriare popolo e sindacati e per il momento smentita con un annuncio dallo stesso ministro del lavoro, Poletti.

Resta comunque una certa inquietudine in merito al futuro; Con le elezioni europee alle porte era in realtà piuttosto semplice prevedere che il governo non si sarebbe lanciato in una misura così impopolare. Le lavoratrici italiane si augurano, com’è giusto, che nei mesi successivi non giungano nuovi ripensamenti sulla questione.

Noi vogliamo solo ricordare che è ancora possibile per le donne optare per l’opzione contributivo, che permette di uscire dal lavoro prima, a 57 o 58 anni, a fronte però di assegni calcolati con il metodo contributivo, e quindi assai più bassi. Si attende ancora la proroga del governo della possibilità di usufruire dell’opzione contributivo fino al 2015, i tempi per chi volesse farne richiesta diventano sempre più stretti e, almeno per il momento, dalla politica non giungono novità a riguardo!

Cesare Damiano

“Ha ragione Carla Cantone – scrive il presidente della commissione Lavoro della Camera dei Deputati, a “L’Unità” – segretaria dello SPI-CGIL, a rivendicare per i pensionati che percepiscono un assegno fino a 1.500 euro netti mensili, un bonus da 1.000 euro annui com’è previsto dal Governo per i lavoratori dipendenti. Questa disparità è ulteriormente aggravata dal blocco dell’indicizzazione delle pensioni attuato dal Governo Monti: vogliamo ricordare che nel 2012 e nel 2013 il blocco riguardò le pensioni più basse, quelle oltre la soglia dei 1.500 euro lordi mensili (1.200 euro netti). Un colpo al loro potere d’acquisto che non verrà mai più recuperato. Sarebbe una vera beffa, per non dire un accanimento, se il Governo dovesse seguire le indicazioni di Carlo Cottarelli contenute nella spending review a proposito di pensioni. Colpire nuovamente gli importi pensionistici medi, sarebbe non solo un’ingiustizia, ma anche una contraddizione rispetto ai propositi del Premier di sostenere i consumi interni per ridare fiato all’economia. Renzi ha già dichiarato di non volere colpire le pensioni: ci auguriamo che questa indicazione diventi la linea di tutto il Governo”.

Silvio Berlusconi

Infine sulla questione pensioni interviene persino l’ex premier e leader di Forza Italia affermando: “Sono l’unico presidente del Consiglio – ha detto Silvio Berlusconi parlando alla prima convention dei club Forza Silvio di Roma – che ha alzato le pensioni e le ha portate a un milione di lire per 1.850.000 pensionati”.

 

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Sembra che siamo entrati in un nuovo periodo pre-elettorale e i politici invece che fare il proprio lavoro sono più propensi a parlare e promettere senza attuare niente di concreto. Il tempo passa velocemente vediamo come risponderà il popolo alle europee!

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