Pensioni: Renzi dice “No” ai prepensionamenti.
Importante aggiornamento nel caso “prepensionamenti” nelle P.A. Il premier, Matteo Renzi è intervenuto di persona e si è espresso in modo contrario: “Non c’è un tema di esuberi della P.A. – ha precisato Renzi in merito ai famosi 85 mila esuberi emersi dalla configurazione della spending review del Commissario straordinario, Carlo Cottarelli – la riforma non parte dall’esigenza di risparmiare, ma dall’efficienza del servizio”.
Matteo Renzi prova a rassicurare, dunque, gli statali che, in fin dei conti, costituiscono tuttora una consistente fetta dell’elettorato del Partito Democratico.
La ministra Marianna Madia che aveva lanciato l’ipotesi della “staffetta generazionale” della P.A. continua, nonostante le parole del premier, a dichiararsi favorevole e spiega: “Non ho problema a parlare di eventuali prepensionamenti e ricordo che le norme Fornero sono state introdotte dai governi Monti e Letta per gli enti locali, ma prima si possono fare cose come l’abrogazione dell’istituto di trattenimento in servizio che libererebbe almeno 15 mila posti”.
Infatti, una delle “nuove” misure potrebbe essere l’abolizione del “trattenimento in servizio“, un istituto che oggi permette ai dipendenti pubblici che hanno maturato i requisiti per andare in pensione di restare al lavoro per altri ventiquattro mesi. In modo volontario, insomma, si può chiedere all’amministrazione di prolungare il servizio fino a 67 anni. Questa possibilità, secondo quanto trapela, verrebbe cancellata. In questo modo i pensionati pubblici aumenterebbero di circa 20 mila unità all’anno.
E a tal proposito anche Renzi è d’accordo: “L’abrogazione dell’istituto del trattenimento in servizio comporta la possibilità di far entrare 10 mila giovani nella P.a. Le nuove entrate potrebbero essere 14-15 mila fino al 2018”.
Ma perché utilizzare dei “mezzucci” e non procedere con una riforma della legge Fornero che include una cattolica modalità di uscita anticipata dal lavoro? Secondo noi il governo Renzi ha paura di toccare l’equilibrio che è venuto a crearsi nel bilancio dello Stato grazie proprio alla riforma “macello” targata Fornero e ora tutti hanno paura di apportare modifiche che potrebbero creare dei nuovi buchi nelle casse dello Stato.
Per esempio, e come più volte sottolineato in passato da Cesare Damiano e da altri insigni giuslavoristi, qualora si fosse optato per il prepensionamento dei lavoratori statali si sarebbe dovuto procedere ad un’estensione della misura anche ai lavoratori privati, precoci e usuranti compresi… Ecco perché l’amministrazione Renzi sceglie di proseguire con regole ad hoc e provvedimenti “di favore” a delle singole categorie (esonero dal servizio per gli statali, APA per quegli privati, opzione contributivo per le donne, ecc.); poiché non sono capaci di calcolare in anticipo gli effetti di una modifica universale.