Pensioni: Novità sulla riforma della PA

Manca all’incirca una settimana e poi sarà reso noto – la presentazione è annunciata per il Consiglio dei Ministri della prossima settimana – il testo della nuova legge che andrà a modificare l’assetto degli enti pubblici in Italia.

Come scrive Andrea Bassi sul Messaggero: “Le amministrazioni pubbliche proporranno una sorta di patto ai loro dipendenti, soprattutto quelli meno qualificati che svolgono mansioni comuni e che spesso abitano fuori dei grandi centri urbani e sono costretti a lunghi spostamenti per recarsi al lavoro. Il nuovo esonero dal servizio, almeno nelle intenzioni, dovrebbe essere costruito in modo tale da permettere ai lavoratori esonerati di essere ricollocati, anche con orari ridotti, presso amministrazioni nel loro comune di residenza”.

Dunque, le intenzioni della ministra della Funzione Pubblica, Marianna Madia, sarebbero quelle di varare una forma di esonero dal servizio adattabile a seconda dei singoli casi, che consenta, comunque, ai diretti interessati di incassare il 65% degli stipendi, e, insieme, gli permetta di versare la quota rimanente di contributi per ottenere finalmente l’assegno previdenziale.

E per incentivare ulteriormente la flessibilità in uscita, per tutti i dipendenti sono previsti:

  • scivoli di 6 mesi, massimo un anno;
  • la cancellazione del “trattenimento in servizio” (cioè la possibilità di restare due anni supplementari in servizio oltre il raggiungimento dei requisiti per la pensione) dovrebbe, liberare subito 10/15 mila nuove assunzioni mentre
  • solo per le donne esisterà la cosiddetta “opzione contributivo”, cioè la possibilità per le dipendenti statali che ne abbiano maturato i requisiti, di andare in pensione prima con le regole pre-Fornero ma accettando un assegno meno ricco perché calcolato esclusivamente con il metodo contributivo.

Tuttavia il capo dell’Ispettorato generale per la spesa sociale della Ragioneria Generale dello Stato, Francesco Massicci, ha dichiarato che la riforma Madia, così com’è impostata non potrà essere a costo zero: “Se pensioniamo gli insegnanti di lettere, ma resta la cattedra e devo rimpiazzarli, abbiamo da pagare la pensione, lo stipendio e la buonuscita”.

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Insomma, non manca lo scetticismo sulla realizzabilità della riforma: ciò nonostante, il governo ha intenzione di tirare dritto.

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