Fondo sociale europeo, possibile soluzione per gli esodati?
Il premier, in genere molto loquace, sugli esodati non dice nulla. Eppure il problema non è ancora risolto o meglio potrebbe essere risolto definitivamente con un salasso inaccettabile per le finanze pubbliche; la commissione Lavoro della Camera ha, infatti, elaborato un testo che porterebbe a 47 miliardi i fondi da spendere in dieci anni.
“La proposta unitaria della Commissione Lavoro – precisa il presidente Cesare Damiano, Pd – è stata valutata dall’Inps con un costo di 47 miliardi, una cifra a mio parere spropositata che ancora una volta considera le platee potenziali e non quelle reali. In ogni caso per trovare una soluzione strutturale occorrerà aspettare la legge di stabilità. Adesso è necessario che si trovi una soluzione ponte, ad esempio valutare quali sono i risparmi delle salvaguardie che vanno utilizzati per tutelare nuovi lavoratori. Sarebbe opportuno che il presidente del Consiglio, che aveva promesso una soluzione, affronti la situazione”.
Nonostante ciò, comunque pare che si sia aperto uno spiraglio importante, grazie al Fondo Sociale Europeo.
Il Commissario UE, Laszlo Andor, rispondendo ad un’interrogazione dell’eurodeputato Claudio Morganti (Gruppo Europa della Libertà e della Democrazia), ha fatto balenare la possibilità di avvalersi del Fondo sociale europeo per affrontare il problema degli esodati – anche se il suo suggerimento sembra più rivolto ad un impegno di placement piuttosto che di pensionamento. Infatti, il commissario ungherese ha confermato il proprio parere positivo sull’utilizzo del Fondo, se servisse a favorire il “reinserimento lavorativo e la dignità di reddito pensionistico dei lavoratori”.
C’è un piccolo problema, però: l’Italia non ha ancora fatto richiesta dell’utilizzo del Fondo sociale europeo e per farlo ci sarà tempo solo fino al prossimo 21 luglio.