Tutti spingono per una soluzione della vertenza esodati.

L’ex ministro del Welfare, Cesare Damiano e attuale Presidente della Commissione lavoro della Camera, interviene ancora una volta sul problema degli esodati e lo fa con un linguaggio molto più acceso e perentorio: “Serve al più presto un vertice tra i partiti di maggioranza e il governo per individuare immediatamente le soluzioni”.

Questa richiesta, spiega Damiano, è generata dalla consapevolezza della “delicatezza del tema degli esodati, che deve essere affrontato, perché il contesto è ormai esplosivo e dalla consapevolezza della brevità dei tempi […]il governo e in particolare il ministro Poletti, sapendo che il 30 giugno va in Aula la proposta di legge, sanno che sarebbe opportuno che entro quella data il governo facesse delle proposte concrete”.

Anche l’attuale ministro del Lavoro, Poletti è d’accordo con lui: “Abbiamo una priorità che sono gli esodati e stiamo lavorando per cercare una soluzione. Agli esodati sono collegate altre problematicità come le persone che arrivano vicino alla pensione, perdono il lavoro e non hanno ammortizzatori sociali. Dovremo cercare un ponte, una connessione tra le due fasi”.

Molto più critica Renata Polverini di Forza Italia, che in occasione del rinvio della discussione al 30 giugno ha detto: “Bene ha fatto la Lega ad abbandonare la capigruppo alla Camera e a minacciare di non prendere parte ai lavori d’Aula per un rinvio della calendarizzazione della pdl Esodati. E’ impensabile che il Governo, ancora una volta, voglia procrastinare nel prendere una decisione che è ormai di massima urgenza. Il problema degli esodati deve essere risolto e ognuno deve fare la sua parte con serietà e impegno mentre, da quando si è insediato, mi sembra che, sia il Ministro del Lavoro Poletti che il Governo stesso siano diventati specialisti solo in passi laterali e fughe per la tangente senza trovare soluzioni adeguate che possano sanare ingiustizie che ormai rischiano di diventare una vera bomba sociale”.

Le proposte per una soluzione del problema ci sono, ma vengono giudicate, dall’Inps e dall’esecutivo, come troppo costose per i conti dello Stato. La prima ipotesi possibile è rappresentata dallo studio di un criterio di flessibilità che permetterebbe l’uscita dal lavoro non prima del compimento dei 62 anni di età; la seconda dovrebbe prevedere il cosiddetto ritorno alle ‘quote’, dovutamente aggiornate e corrette.

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Per il momento, purtroppo, secondo Cesare Damiano, ci si deve accontentare delle ‘salvaguardie’, in attesa di una legge che, finalmente, possa risolvere la questione in maniera strutturale.

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