Napolitano ha firmato la riforma della Pubblica Amministrazione.

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha firmato i due decreti riguardanti la Pubblica Amministrazione e la crescita. La notizia è arrivata dopo le garanzie offerte dal ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, e a undici giorni di distanza dall’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, datata 13 giugno.

Il decreto che avvia la riforma della Pubblica Amministrazione consta di 53 articoli. In Gazzetta anche il decreto con le misure su agricoltura, ambiente e competitività per le imprese.

La riforma della P.A. in senso stretto punterà innanzitutto al ricambio generazionale, la cosiddetta ‘staffetta’: attraverso l’abolizione del trattenimento in servizio (della possibilità cioè di restare al lavoro oltre l’età di pensione) che libererà 15 mila posti per i giovani, come già annunciato dal premier Matteo Renzi e dal ministro della Pa, Marianna Madia. Questa misura, per ora, non dovrebbe toccare alcune categorie, quali i militari e i magistrati. Sia per gli uni che per gli altri, infatti, l’abbassamento dell’età che deriva dall’abolizione della misura, è spostata al 31 dicembre del 2015. I giudici in particolare sono stati protagonisti di una levata di scudi, paventando il rischio caos per la macchina giudiziaria, con oltre 400 posizioni, anche di vertice, scoperte senza un periodo adeguato di transizione.

I militari invece andranno in pensione tra i 60 e i 62 anni, e non potranno rimanere ancora in servizio. Cioè non c’è possibilità di trattenersi per altri due anni al lavoro, anche se esiste qualcosa di simile nell’arma che si chiama, ‘collocamento in ausiliaria‘ che può durare fino a cinque anni. Anche i militari, dunque, alla fine godranno di un’eccezione come i giudici. Per tutti gli altri statali invece l’abolizione del trattenimento in servizio scatterà il 31 ottobre.

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La riforma infine dovrebbe introdurre anche novità sulla mobilità per gli ‘statali’ (obbligatoria fino a 50 chilometri) e dimezzare il monte ore dei distacchi e permessi sindacali (dal prossimo primo agosto) così come dovrebbe tagliare del 50% i diritti che le imprese pagano annualmente alle Camere di commercio.

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