Ricorso di Caselli al Tar per riavere la pensione d’oro!

Gian Carlo Caselli, ex procuratore di Torino, che è andato in pensione a dicembre, ha deciso di fare da apripista e denunciarne l’incostituzionalità del tetto massimo alla retribuzione dei top manager pubblici (e dunque anche alla pensione): “I tagli sarebbero viziati perché illegittimamente limitati alla categoria dei dipendenti pubblici e in particolare delle toghe, violerebbero una serie di principi protetti dalla Carta e soprattutto quello dell’indipendenza dei magistrati anche attraverso la sostanziale intangibilità del loro trattamento retributivo e previdenziale”!

A certi privilegi è difficile rinunciare e Caselli rivuole indietro la sua pensione d’oro. Né ha intenzione di restituire fior di arretrati, perché gli chiedono indietro 15.438 euro per le somme non dovute tra aprile 2012 e maggio 2013. Dovrebbe ridarli allo Stato con una ritenuta mensile di 2.205, dal primo luglio 2013 al 31 gennaio di quest’anno.

Per tutti questi motivi, l’ex procuratore di Torino ha cercato la tutela del tribunale amministrativo della regione in cui ha esercitato per anni il suo importante ruolo, mentre gli altri (pochi) magistrati nelle sue stesse dorate condizioni si sono fatti qualche scrupolo ad avanzare rivendicazioni mentre ai normali cittadini, magari con mille euro di stipendio al mese, venivano richiesti veri e pesanti sacrifici.

Come fa un alto magistrato a vivere decentemente con 302.937 euro lordi l’anno? E come fa a mantenere la sua indipendenza con ‘solo’ 25.244 al mese, 5.609 a settimana, 829,96 al giorno? Sono queste le domande che si pone Caselli…

[jetpack_subscription_form show_subscribers_total=0 title="Iscriviti alla nostra newsletter" subscribe_text="" subscribe_button="Registrami alla newsletter"]

Inutile dire che se fosse accolto il ricorso presentato con molta discrezione il 23 luglio scorso dai suoi avvocati Vittorio Barosio e Giorgio Sobrino al Tar piemontese, non solo il drappello di magistrati interessati ma anche i top manager pubblici che si sono visti ridurre lo stipendio potrebbero sperare in una pronuncia favorevole della Corte costituzionale.

Rate this post