Dati Inps sulle pensioni.

È stata presentata due giorni fa la relazione che annualmente viene predisposta dall’Inps per illustrare i risultati dell’attività svolta dall’Istituto nel corso dell’anno precedente, ma, anche, per offrire un quadro, da un punto di vista privilegiato, dello stato di salute del nostro Paese.

Nel 2013 l’Inps ha registrato un saldo negativo, cioè un rosso, di 9,9 miliardi, dovuto in larga parte alla fusione con l’Inpdap, l’ex istituto di previdenza per i dipendenti pubblici. Vittorio Conti, commissario straordinario dell’Istituto citando in proposito le simulazioni della Ragioneria generale dello Stato ha, tuttavia, spiegato che il disavanzo dell’Istituto è temporaneo e destinato ad essere riassorbito, mettendo definitivamente in sicurezza i conti della previdenza italiana.

In campo pensionistico il 2013 è stato caratterizzato da un calo del numero di nuove prestazioni liquidate: -32% per quelle anticipate (o di anzianità secondo le vecchie regole) e – 57% per quelle di vecchiaia, limitatamente ai dipendenti privati.

Inoltre quasi sette milioni di pensionati percepiscono assegni mensili sotto i mille euro. Nel 2013 il 43% dei pensionati, 6,8 milioni di persone, ha ricevuto uno o più assegni per un importo totale medio mensile “inferiore a 1.000 euro lordi. Tra questi, il 13,4% pari a 2,1 milioni si situa al di sotto di 500 euro”.

Secondo le ultime proiezioni della ragioneria generale dello Stato, danno conferma, dunque, che la crisi pregiudica anche il futuro pensionistico dei lavoratori, con assegni destinati a diventare più magri, specie in presenza di una crescita contenuta del Pil.

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Il commissario Conti suggerisce, dunque, di lavorare su due fronti per rimediare: “Da una parte rendere più equa la nuova architettura previdenziale, senza stravolgimenti, inserendo elementi di flessibilità, in particolare per lavoratori precoci o per attività usuranti; dall’altra sviluppare il cosiddetto secondo pilastro, ovvero la previdenza complementare”.

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