Agricoltori pensionati a rischio povertà.
In Italia ci sono più di 800 mila pensionati coltivatori diretti con pensioni non superiori a 480 euro al mese che stanno vivendo un periodo estremamente difficile ma che, nonostante questo sono anche impegnati nel presidio territoriale nelle aree rurali dove sono spesso il motore di iniziative ed esperienze culturali e di solidarietà. E’ quanto afferma in una nota la Fedepensionati Coldiretti nel commentare il rapporto annuale dell’Inps secondo il quale il 43% dei pensionati, ovvero 6,8 milioni di persone, riceve uno o più assegni per un importo totale medio mensile ”inferiore a 1.000 euro lordi”.
La maggioranza dei coltivatori diretti pensionati riceve meno della metà di questa cifra – afferma il presidente di Federpensionati, Antonio Mansueto – nel sottolineare che “i nostri pensionati comprendono la difficile situazione del Paese, ma non possono tacere sull’insostenibilità sociale della situazione dei coltivatori pensionati e delle loro famiglie, sulle quali si vanno sempre più scaricando i disservizi e le insufficienze dell’intervento pubblico”.
Anche secondo la Cia (Confederazione italiana agricoltori): “Sono gli anziani delle aree rurali a scontare di più gli effetti della crisi. Alle pensioni mediamente più basse si aggiunge la carenza di servizi e i continui tagli alla sanità”.
“Nelle aree di campagna gli effetti della crisi sono amplificati, soprattutto per gli “over 65”, perché agli assegni pensionistici mediamente più bassi si unisce la carenza a volte strutturale dei servizi sociali – sottolinea la Cia – aggravata dai continui tagli alla sanità e in particolare al Fondo per la non autosufficienza”.
“Fortunatamente – osserva la Cia – nelle aree rurali è ancora molto viva e radicata quella rete di protezione sociale costruita su relazioni familiari e amicali basate sull’idea di reciprocità, sostegno, collaborazione e solidarietà. Senza contare i servizi e le attività innovative messe in piedi dal settore agricolo, a partire dalle “fattorie sociali”, volte proprio a promuovere diverse forme di assistenza e inclusione sociale, solidarietà e cura, in primis nei confronti degli anziani”.
Da qui la necessità di intervenire per recuperare il potere di acquisto delle pensioni più basse ma va anche riconosciuto un sostegno per le famiglie che si fanno carico di accudire in casa gli anziani con disabilità e/o non autosufficienza.