Il nuovo appello di Damiano

Non accenna ad arrestarsi il dibattito in tema di riforma pensioni. Se nel corso delle ultime settimane il caso esodati era il più vicino alla soluzione con quello dei quota 96 ad apparire più problematico, quest’oggi dobbiamo dare conto dell’esatto opposto.

Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro alla Camera, non ha perso l’opportunità di commentare: “Buone notizie dal decreto sulla Pubblica amministrazione per quanto riguarda le pensioni. Dopo il risultato ottenuto dal Partito democratico all’inizio di luglio con la sesta salvaguardia per gli esodati che ha consentito di mandare in pensione con le vecchie regole altri 32.100 lavoratori, adesso ci siamo concentrati su quota 96 degli insegnanti e sulle penalizzazioni all’assegno pensionistico per chi va in pensione prima dei 62 anni. I due emendamenti sulla materia sono passati e rappresentano un successo per il Pd e per tutto il Parlamento”.

“Sul problema delle pensioni degli insegnanti – aggiunge Damiano – si è verificata una larga convergenza di forze, di maggioranza e di opposizione, che consentirà a 4.000 lavoratori della scuola, intrappolati dalla riforma pensioni Fornero. Una bella risposta alla disoccupazione intellettuale dei giovani che dovrebbe piacere al premier Matteo Renzi. Ci auguriamo che non giungano ostacoli dal ministero dell’Economia e Finanze al momento della discussione in Aula alla Camera dei Deputati”.

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Infine l’ex ministro del Welfare ha voluto rilanciare il suo appello sulla flessibilità: “E’ ormai emersa la necessità di introdurre un criterio di flessibilità su questo tema esiste una proposta di legge del PD che consente, con 35 anni di contributi, di andare in pensione a partire dai 62 anni, oppure con 41 anni di contributi, per uomini e donne, indipendentemente dall’età anagrafica. Il governo dovrà affrontare il tema di una correzione delle regole previdenziali, non più socialmente sostenibili”.

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