Le nuove promesse del governo sulle pensioni

Dopo che Palazzo Madama ha concesso la fiducia alla Riforma delle Pensioni della Pubblica Amministrazione, compresi i quattro emendamenti soppressivi che impediscono ai cosiddetti quota 96 di andare in pensione il primo settembre 2014, Matteo Renzi avrebbe un piano di riserva.

Il premier ha motivato la decisione di eliminare quota 96 dalla riforma sulla Pubblica Amministrazione “perché estraneo alla ratio del provvedimento”, annunciando nel contempo l’intenzione di un provvedimento per una platea più ampia dei 4 mila individuati.

In risposta il presidente della Commissione Lavoro Damiano si è detto basito: “Il governo non può votare alla Camera la fiducia su un decreto per poi cambiarlo al Senato e pretendere che quel testo, nel momento in cui ritorna alla Camera, venga ratificato senza colpo ferire. Se un ministro si affida al parere delle commissioni di merito non può, successivamente, cambiare strada perché la ragioneria non approva – ha dichiarato l’ex ministro del Welfare – è imbarazzante il dietrofront anche sulle penalizzazioni da cancellare per chi va in pensione di anzianità prima dei 62 anni: una soluzione a questi problemi va trovata; chiedo pertanto un confronto immediato con il Governo Renzi perché è necessario che già nei prossimi giorni, prima della chiusura del Parlamento, si decida in che modo procedere”.

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A rispondergli indirettamente, il ministro del Lavoro Poletti che alla domanda “si potranno fare deroghe e modifiche alla riforma pensioni del governo Monti che porta la firma dell’ex ministro Elsa Fornero?”, il ministro del Welfare ha risposto: “Qualcosa di significativo si può fare. Si potrà fare con un meccanismo di flessibilità in uscita per i pensionamenti in situazioni sociali difficili. Una pensione anticipata tipo quella di chi è avanti con l’età e ha perso il lavoro ma non ha maturato i requisiti per la pensione. E’ un tema allo studio del governo che esamineremo con la legge di Stabilità”.

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