Quota 96, Madia continua a stupirci

La soluzione del pasticcio, che impedisce ai 4.000 docenti di quota 96 di andare in pensione subito con i requisiti antecedenti alla riforma Fornero, dovrà essere un capitolo urgente nell’agenda di governo dell’autunno.

Matteo Renzi ha, infatti, promesso un provvedimento ad hoc e la richiesta di fare presto è stata rilanciata in questi giorni dalle forze politiche dopo il brutto dietrofront sulla misura nel dl 90/2014.

Nel frattempo però il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia è voluta tornare su quanto accaduto attraverso un’intervista. Le sue dichiarazioni sono alquanto sorprendenti in quanto smentiscono la teoria secondo la quale il parere della Ragioneria dello Stato si sia rivelato decisivo ai fini della decisione finale.

Il governo non ha mai dato parere favorevole all’emendamento che riguardava gli insegnanti della quota 96. Anzi, l’emendamento per la salvaguardia delle pensioni quota 96 della scuola era stato dichiarato ammissibile non è stata la Ragioneria di Stato a decidere che non c’erano le risorse per mandarli in pensione ma il governo Renzi che si assume la responsabilità di questa scelta”.

E in attesa della soluzione politica una delle tante possibilità al vaglio dei soggetti penalizzati è un ricorso alla Corte di Giustizia europea. Molti quota 96 avrebbero unito le forze avvalorando l’iniziativa tramite Facebook; una possibilità che dovrebbe comunque offrire delle risposte certe entro il prossimo autunno.

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Purtroppo la strada del ricorso in sede europea non è semplice e resta lastricata di precisi paletti. Negli scorsi giorni un avvocato è intervenuto per offrire alcuni chiarimenti sul ricorso, spiegando che “i termini per la presentazione potrebbero risultare scaduti lo scorso maggio. Molti lavoratori potrebbero pertanto restare esclusi da una possibile sentenza a loro favore – poiché come spiega il legale – non è detto che qualora la decisione della Corte risulti favorevole, questa possa essere estesa anche al di fuori della platea dei ricorrenti, a meno che tale estensione non sia effettivamente inclusa all’interno della stessa sentenza”.

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