Poletti e Damiano pressano ma Cottarelli ‘dice’ no
Avanti con le riforme. Questo sembra essere il motto che adopererà il governo Renzi da qui alla fine dell’anno: fare in fretta ma soprattutto fare le cose per bene. Dopo aver pubblicato l’opuscoletto intitolato #labuonascuola, attraverso il quale si sono poste le basi per la riforma vera e propria dell’istruzione che partirà nei primi mesi del 2015, ora il governo cercherà di dare una seria accelerata al ‘Jobs Act‘, la tanto attesa riforma sul lavoro.
Intanto sia il ministro Poletti sia il Presidente Damiano sono costantemente intenti a cercare nuove soluzioni in vista della messa in piedi di un sistema più flessibile e meno rigido. Prepensionamento e flessibilità sono i due elementi cardine scelti per fissare i bulloni di quella che dovrebbe essere una delle manovre previdenziali più importanti di sempre, un provvedimento che al momento stenta a decollare per tutta una serie di ragioni.
Venti miliardi di (euro) ragioni per essere precisi, in tre anni, con buona pace delle manovre in fase di preparazione: sembra possa essere questo l’epilogo della vicenda dopo che il Commissario alla spending review Carlo Cottarelli ha presentato la prima bozza di una manovra lacrime e sangue che dovrà farà uscire l’Italia dallo stato di recessione economica.
Difatti: “Sul tema delle pensioni – ha detto pochi giorni fa il ministro Poletti – il governo sta verificando la possibilità di inserire nuove risorse nella Legge di Stabilità, ma al momento non sono previsti particolari interventi”.
I confini disegnati da Cottarelli sono dunque esigui – il ‘potere’ del Commissario è certificato dalla vicenda relativa allo stralcio dell’emendamento alla riforma PA che avrebbe risolto il caso dei quota 96, con Cottarelli stesso ad aver imposto un veto rivelatosi poi decisivo -, sarà dunque difficile ratificare una misura dalla così ampia portata senza risorse a disposizione.