Il FMI consiglia il governo di tagliare le pensioni

Torna lo spettro della spending review e del Fondo Monetario Internazionale sul tema delle pensioni in Italia. Nel corso delle ultime settimane il Premier Renzi ha più volte ribadito come le pensioni attuali non siano oggetto di nuove ipotesi di taglio, mentre per i lavoratori disagiati che stanno aspettando di ottenere l’agognato assegno si interverrà nel più breve tempo possibile, appena le risorse diventeranno disponibili a bilancio.

Secondo il rapporto del FMI, tuttavia, “l’economia italiana si contrarrà anche nel 2014, con il Pil che calerà quest’anno dello 0,1%. Il Pil tornerà a crescere nel 2015 (+1,1%), per poi accelerare nel 2016 a +1,3%. Il -0,1% dell’economia nel 2014 segue il -1,9% del 2013 e il -2,4% del 2012”.

Continuerà ad aumentare anche il tasso di disoccupazione, che salirà ai massimi dal dopoguerra, al 12,6% dal 12,2% del 2013. Secondo il Fmi la disoccupazione resterà a due cifre fino al 2017 (12,0% nel 2015, 11,3% nel 2016, 10,5% nel 2017)”. Per questo, per il Fondo, serve un’azione più radicale per creare di posti di lavoro.

Il debito italiano salirà, toccando il picco, al 136,4% del Pil nel 2014, per poi scendere progressivamente”. Il debito pubblico, secondo le previsioni del Fondo “si manterrà sopra il 130% fino al 2017 (135,4% nel 2015, 132,9% nel 2016 e 130,2 nel 2017), per poi scendere al 127,6% nel 2018 e al 124,7% nel 2019”.

Per il Fmi, dunque, “la spending review è uno strumento importante, ma le analisi suggeriscono che ulteriori risparmi saranno difficili senza affrontare l’elevata spesa per le pensioni”. Il Fondo sottolinea inoltre che la spesa pubblica per le pensioni “è la più alta nell’area euro e rappresenta il 30% del totale della spesa. L’Italia spende sette volte di più per un anziano che per un non anziano”.

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Pertanto il Fondo spiega come dal momento che “le riforme precedenti hanno rafforzato la sostenibilità a lungo termine del sistema, l’obiettivo dovrebbe spostarsi verso i risparmi sulle pensioni attuali, magari attraverso una maggiore indicizzazione progressiva”. Difficile, dunque, pensare a una Spending Review senza intervire sull’enorme mole di pensioni calcolate con il vecchio metodo e mai ritoccate dalle varie riforme.

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