Legge di stabilità e flessibilità in uscita

Dopo il brutto stop nel decreto legge sulla pubblica amministrazione, le speranze di una revisione della riforma Fornero sono affidate alla prossima legge di stabilità. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha sostanzialmente confermato, prima della pausa estiva, la volontà del governo di introdurre dei correttivi al dl 201/2011 per concedere maggiore flessibilità sull’età pensionabile.

E a proposito di flessibilità la settimana passata ha portato a numerose novità nel delicato tema della riforma previdenziale 2014-2015, visto che a riguardo ci sono state dichiarazioni in arrivo sia dall’interno del Paese che da alcuni dei principali organismi internazionali, come il Fmi e l’Ue.

Il dibattito centrale è chiaramente concentrato sulla questione dei lavoratori disagiati, un’ampia platea di individui che a causa di alcune falle nella legge Fornero del 2011 si trovano senza reddito da lavoro e/o senza la possibilità di ottenere una prestazione previdenziale dall’Inps.

Del resto il sistema previdenziale italiano è stato definito dagli esperti il più rigido e costoso d’Europa, l’avvento della riforma pensioni Fornero ha contribuito in maniera notevole all’irrigidimento di questo sistema e la necessità che ormai da mesi si pone è quella di intervenire con modifiche orientate verso la flessibilità.

Si tratta di interventi però (flessibilità in uscita, prestito pensionistico, quota 100, opzione contributivo) su cui si tituba ancora e non poco. Non si capisce come mai il nostro Paese non possa seguire l’esempio di Germania e Francia che, pur avendo anch’essi i loro problemi, sono riusciti ad intervenire sulle pensioni, l’uno abbassando, come chiesto e auspicato, l’età pensionabile; l’altro aumentando il valore delle pensioni.

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Il rischio, se non si interviene, è di rendere sempre più pesante la condizione di pensionati e pensionandi, lasciando, tra l’altro, ancora senza soluzioni casi urgenti, come quello degli esodati e della disoccupazione giovanile.

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