Legge di Stabilità, per Matteo Richetti (Pd) si doveva toccare i privilegi
“Quando Matteo Renzi torna a fare Matteo Renzi non possiamo che essere soddisfatti. In questa manovra c`è tutto quello che abbiamo costruito dalla prima Leopolda in poi, anche nei suoi passaggi dolorosi come la fine del governo Letta. È una manovra esplicitamente per la crescita, come dice il presidente Napolitano. Qui c`è il coraggio che gli italiani stavano attendendo da tempo”.
Matteo Richetti è renziano della primissima ora. Ma ora non rinuncia a un certo spirito critico, di ‘pungolo’ del renzismo, che porterà anche a Firenze la prossima settimana, nella prima Leopolda di governo.
“Su Irap, decontribuzione per le assunzioni, partite Iva e ovviamente stabilizzazione del bonus fiscale da 80 euro al mese – ha spiegato il parlamentare del Partito democratico – nulla da dire. Il punto critico – ha sottolineato – è a mio avviso il Trattamento di fine rapporto in busta paga. La sola disponibilità per i privati, oltre ad essere ingiusta rischia di porre anche un vizio di costituzionalità. Già in passato di fronte a norme che indicavano una disparità tra lavoratori pubblici e lavoratori privati – ha ricordato Matteo Richetti – la Corte Costituzionale ha fatto dei rilievi. Ammettere che il Tfr in busta paga ai dipendenti pubblici porrebbe problemi di aumento di spesa significherebbe ammettere candidamente che l’accantonamento del Tfr è fittizio”.
“Fermo restando il giudizio complessivo, ossia che si tratta di una manovra innovativa e riformatrice – continua Richetti – c`è senz`altro qualche assenza illustre. Non si toccano né le pensioni d`oro, quelle che vivono grazie a una logica retributiva esasperata, né i vitalizi. Certo, su questo punto è un po` come portare i tacchini al Natale. Ma credo che i parlamentari ora debbano dare un segnale in questo senso, come abbiamo fatto in Emilia Romagna”.