Legge Fornero: Sparisce un comma e le pensioni d’oro aumentano!

Se, con una mano, il governo aumenta le accise sui tabacchi nella speranza di fare cassa, con l’altra toglie il tetto alle pensioni d’oro consentendo, così, a circa 160 mila fortunati, di percepire pensioni da capogiro.

Non si sa esattamente chi sia l’autore, sta di fatto che in un batter d’occhio è stato depennato il comma della legge 214 del 2011 con cui, l’allora ministro del Lavoro Elsa Fornero, stabiliva che dal primo gennaio 2012 quelli che potevano andarsene con il vitalizio più alto (40 anni di contributi) ma restavano in servizio (soprattutto magistrati, prof universitari, burocrati dello Stato) potevano sì incrementare ancora la futura pensione ma non sfondare l’unico tetto esistente: l’80% dell’ultimo stipendio.  Bene, anche questo limite, è stato cancellato.

Le quattro righe della clausola di salvaguardia sono sparite. Risultato: questa categoria di privilegiati ora potrà aggiungere, restando in servizio con stipendi sempre più alti, di anno in anno, nuovi incrementi del 2% per ogni anno. Tanto che qualcuno riuscirà ad andare in pensione con il 110 o il 115% dell’ultima busta paga.

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Chi le fece sparire, quelle righe, non si sa. E certo non era facile accorgersi del taglio in un testo logorroico di quasi 18 mila parole più tabelle. “Quante più parole si adopera in distendere una legge, tanto più scura essa può diventare”, diceva tre secoli fa l’abate Ludovico Muratori. Parole d’oro: la rimozione di quelle poche righe che arginavano abnormi aumenti delle pensioni d’oro, come ha scoperto l’Inps, hanno prodotto l’effetto perverso che il misterioso autore del taglio doveva aver diabolicamente calcolato.

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