Passa il Jobs act, Renzi esulta ma di cosa
“La Camera approva il Jobs Act. Più tutele, solidarietà e lavoro”. Così il presidente del Consiglio e segretario del Pd Matteo Renzi ritwitta la notizia flash e il commento pubblicato su Twitter dal gruppo parlamentare del Partito democratico della Camera dei Deputati sull’approvazione del Jobs Act che adesso passerà all’esame del Senato della Repubblica.
E’ passato con 316 sì e 6 no. Il provvedimento passa ora al Senato in terza lettura per il via libera definitivo. Il bassissimo numero di voti contro si completa con l’uscita dall’Aula di una larga fetta delle opposizioni, e una nutrita pattuglia di deputati Pd, che hanno manifestato così il loro dissenso.
Intanto i 29 Pd firmatari del documento ‘Perché’ non votiamo il Jobs act’ segnalano che “l’impianto complessivo del provvedimento rimane non convincente” e mettono nero su bianco che “riteniamo non ci siano le condizioni per un nostro voto favorevole e non parteciperemo al voto finale sul provvedimento”; “I diritti di chi lavora, i diritti di chi un lavoro lo cerca: alla fine di una discussione seria e che rispettiamo noi non possiamo votare a favore del jobs act”, si legge ancora nel testo dei 29.
“Oggi la Camera – ha scritto su Facebook Roberto Calderoli, vice presidente del Senato ed esponente della Lega Nord – ha approvato il cosiddetto Jobs act, la legge sul lavoro con cui Renzi prende per i fondelli i lavoratori e il Paese, con soli 316 voti favorevoli ovvero un solo voto in più della metà degli aventi diritto al voto. A scricchiolare non è più solo il Patto del Nazareno, ma anche la maggioranza di governo e Renzi stesso”.
“Certamente la sinistra al governo – ha affermato da canto suo l’ex premier Massimo D’Alema – non rappresenta il sindacato e può anche avere un momento di discordia. Ma l’asprezza dello scontro, l’insulto e il disprezzo verso il sindacato cui abbiamo assistito ultimamente non ci sono mai state prima e secondo me sono un errore”.
Infatti, contro il Jobs act è stato confermato dalla Uil di Carmelo Barbagallo e dalla Cgil di Susanna Camusso lo sciopero generale di venerdì 12 dicembre 2014. Mentre il leader della Fiom Maurizio Landini ha rilanciato: “Dopo l’approvazione del Jobs act lo sciopero generale non basta, bisogna andare oltre”. Pronta allo sciopero generale di venerdì 5 dicembre anche l’Ugl di Paolo Capone.