Assolti gli imputati per le presunte false pensioni da amianto in Ansaldo
Sono stati assolti l’ex direttore provinciale dell’Inail Pietro Pastorino e altri due funzionari, imputati di truffa ai danni dello Stato nei confronti dell’Inps nell’ambito dell’inchiesta sulle pensioni speciali per l’esposizione all’amianto che, secondo l’accusa, sarebbero state concesse a ex dipendenti Ansaldo che non ne avrebbero avuto diritto. I due funzionari sono Cinzia Rotella e Paolo Rebollini.
L’Inail, secondo l’accusa sostenuta dal pm Luca Scorza Azzara’, avrebbe subito un danno milionario pagando pensioni e incentivi non dovuti. Si tratta della conclusione del primo processo di una lunga serie, intentati per varie tranche di pensionamenti speciali amianto a carico sia di ex dirigenti e funzionari dell’Inail provinciale sia di ex lavoratori. Il pm aveva chiesto per Pastorino 6 anni e 4 mesi, per Rotella 5 anni e per Rebollini 2 anni e 4 mesi.
Per i giudici contabili romani invece i tre funzionari avevano dovuto far fronte ad una massa enorme di pratiche in un contesto giuridico e normativo intricatissimo. Lo stesso procuratore generale aveva parlato di un “insieme confuso e continuo di indirizzi e regole integrative di difficile interpretazione”.
I giudici contabili avevano anche sottolineato che “le certificazioni venivano redatte su curricula tutti compilati dalla società Ansaldo Energia e che nessun giudizio tecnico poteva essere dato dai dipendenti amministrativi Inail”. Un aspetto, quello delle responsabilità dei manager aziendali, che hanno chiesto venga approfondito i rappresentanti sindacali attraverso una memoria depositata in procura dall’avvocato Giancarlo Bonifai.
“Siamo molti soddisfatti – ha ammesso l’avvocato Vernazza a pochi minuti dal verdetto – Dopo anni di calvario, la sentenza di oggi mette un punto a una vicenda che dura da anni”. A Genova la questione è al centro delle cronache giudiziarie da molto tempo, con grande preoccupazione anche e soprattutto per i lavoratori, più volti scesi in piazza per protestare nel timore di vedersi revocare i requisiti acquisiti dopo anni di lavoro a stretto contatto con una sostanza tossica come l’amianto.