Dal 2016 a riposo quattro mesi più tardi
Età anagrafica per la pensione di vecchiaia e anni di contribuzione per quella anticipata saranno aumentati di quattro mesi dal primo gennaio 2016. È questo l’effetto del collegamento, previsto dalla riforma, tra incremento dell’aspettativa di vita, come calcolata dall’Istat, e requisiti pensionistici. A certificarlo è un decreto Economia-Lavoro, firmato il 16 dicembre ma ancora tenuto riservato, in attesa della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Per il 2015 saranno confermati i requisiti già validi: l’età pensionabile delle donne lavoratrici private e quelle autonome (commercianti, artigiane) rimane fissata rispettivamente a 63 anni e 9 mesi e a 64 anni e 9 mesi. L’età delle dipendenti pubbliche e quella degli uomini, rimarrano quelle del 2013 fissate a 66 anni e tre mesi. Restano invariati i requisiti della pensione anticipata che ha sostituito la vecchia pensione di anzianità: 42 anni e 6 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e sei mesi per le donne.
Ricordiamo che l’obiettivo della riforma Fornero è quello di fissare una soglia di età uguale per tutti, ma a questo traguardo arriveremo nel 2018, quando la soglia minima uniforme sarà almeno di 66 anni. Oggi lo è per i dipendenti pubblici di entrambi i sessi: nel 2016 è fissato un nuovo scalino. Il principio ispiratore è quello secondo cui a mano a mano che si vivrà più a lungo si dovrà lavorare di più e si alzerà quindi l’età pensionabile. Il primo adeguamento c’è stato nel 2013 ed è stato di 3 mesi. Il secondo partirà dal 2016; ecco quindi il quadro per il 2016: le lavoratrici private passeranno da 63 anni e 9 mesi a 65 anni e 7 mesi; 64 anni e 9 mesi a 66 anni e anni e un mese per quelle autonome.