Fap Acli: Serve l’integrazione al minimo per le pensioni contributive
“No a pensioni sotto la soglia di povertà! Sì a pensioni dignitose! È questo l’obiettivo della proposta di legge presentata dallaFederazione Anziani e Pensionati delle Acli per introdurre l’integrazione al minimo vitale per i trattamenti pensionistici calcolati esclusivamente con il sistema contributivo. Proposta di legge che è stata oggetto del convegno organizzato da Fap Acli Regionale Lazio in collaborazione con le sedi regionali del Lazio di Acli e Patronato, svoltosi presso Palazzo Altieri a Roma”. Apre così Giovanni Gidari, Segretario FAP Acli Regionale Lazio.
“La proposta di legge – continua Gidari – inviata alle più alte cariche del Governo e in attesa di una discussione in Parlamento, punta a porre rimedio alla dolorosa questione di coloro che percepiscono un assegno di invalidità lavorativa calcolata solo sulla base del sistema contributivo, al quale non si applicano i dispositivi di integrazione dei minimi, previsti quando il sistema era retributivo. Una proposta di legge – prosegue Gidari – che intende integrare i trattamenti pensionistici, liquidati esclusivamente sulla base del sistema contributivo, al minimo vitale ovvero 7.000 € annui che diventano 14.000 in caso di coniuge con figlio a carico”.
“La proposta di legge di FAP Acli – ha aggiunto il deputato Alessandro Mazzoli – rappresenta un contributo significativo nella discussione che è in corso sul miglioramento delle norme in materia pensionistica. Prendiamo l’impegno non solo a discuterla, ma a dare una risposta certa nel più breve tempo possibile”.
“Secondo i dati forniti dal Sindacato – ha precisato Bottalico, Presidente Nazionale Acli – la Legge 335 del ’95 (riforma Dini) modifica i meccanismi di liquidazione delle pensioni di invalidità, le prestazioni per gli inabili o i sopravvissuti alla perdita di un coniuge applicando a queste prestazioni il sistema contributivo puro. Seppur con meccanismi diversi per le diverse categorie, il risultato del calcolo contributivo finisce per essere penalizzante per tutti questi soggetti. La proposta della FAP Acli non solo è assolutamente fattibile, ma tiene soprattutto conto di una riforma della previdenza che oggi ha bisogno di più equità e più giustizia sociale”.
“Sono 51mila – ha aggiunto Bettoni, Direttore Nazionale Fap Acli – le persone che percepiscono in Italia un assegno di invalidità lavorativa. Numeri destinati a diventare ben più consistenti a causa della crisi economica e dell’aumentare progressivo dei lavoratori cui il regime contributivo si applica in maniera esclusiva. Si tratta di persone che hanno cominciato a lavorare dopo il 1996 con il calcolo della pensione interamente contributivo. Per fare un esempio, se un operaio di 55 anni che guadagnava circa 830 € netti al mese viene colpito da una grave malattia e l’Inps riconosce che si trova nell’assoluta e permanente impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa, nonostante – supponiamo – abbia 12 anni di contributi come lavoratore dipendente la sua pensione di inabilità sarà pari a 192,17 mensili. Una cifra con cui è impossibile sopravvivere, a fronte di un lavoro che non potrà più svolgere”.
“Migliorare le condizioni di vita delle pensioni – ha commentato la Vacchina, Presidente Nazionale Patronato Acli – questo è il nostro obiettivo. E la proposta che abbiamo presentato è un vero e proprio passo avanti nel riconoscimento dei diritti di persone che si trovano in uno stato particolare di fragilità”.
“Con questa iniziativa – ha detto poi Cavallo, Vice Segretario Nazionale Vicario Fap Acli – avanziamo proposte non corporative ma globali, che abbiano come obiettivo principale la giustizia sociale ed il bene comune. Un’iniziativa che avrà sicuramente risonanza nelle aule parlamentari. Quello che abbiamo sollevato, è un problema di fondamentale importanza. Un problema che, se affrontato adeguatamente, può portare sollievo in parecchie situazioni difficili”.
“E per raggiungere i nostri obiettivi a difesa e tutela dei giovani pensionati – ha terminato la Bonifazi, Presidente Acli Regionale Lazio – intendiamo far leva sulla chiara contravvenzione dell’Articolo 38 della Costituzione che la Legge Dini di fatto crea. La nostra Carta prevede infatti che ‘i lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati i mezzi adeguati alle loro esigenze in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria’. Un diritto fondamentale. Un diritto a tutela dei più deboli”.