Damiano: Intesa su flessibilità e quota 41 o quota 100 ma no al ricalcolo contributivo

“In commissione Lavoro abbiamo fatti passi in avanti sul dl Pensioni. Abbiamo potenziato la base rivalutativa dei rimborsi rispetto a quanto previsto originariamente dal Governo, abbiamo fermato il rischio di una svalutazione del montante dei contributi a causa dell’andamento negativo del Prodotto Interno Lordo e, da ultimo, abbiamo messo sul piatto altri 220 milioni di euro per i contratti di solidarietà”. Così Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera.

“E’ un segnale che il dialogo su questi temi è possibile. Il confronto deve proseguire ora in particolare sulla flessibilità in uscita e per chiudere il capitolo esodati: abbiamo depositato diverse proposte di legge alla Camera”.

“Ci rallegra il fatto che il Ministro Poletti abbia confermato che le risorse accantonate nel Fondo delle salvaguardie, 11,6 miliardi di euro con sei interventi successivi per tutelare 170.000 lavoratori, saranno esclusivamente utilizzate per gli esodati e per nuovi interventi , nel caso in cui si dovessero registrare dei risparmi rispetto alle coperture previste. Si tratta di due conferme importanti che favoriscono il confronto”. “Il nostro obiettivo e’ quello di risolvere preliminarmente alcuni problemi legati alla settima salvaguardia (ad esempio quelli dei lavoratori di aziende fallite, della mobilita’ degli edili, degli accordi sottoscritti territorialmente, dell’opzione donna, ecc.) e, nella Legge di Stabilita’, affrontare strutturalmente la questione della flessibilita’”.

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” In Commissione Lavoro sono depositate numerose proposte di legge sul tema: tra queste c’e’ quella del PD che prevede la possibilita’ di anticipo della pensione dai 62 anni di eta’ con 35 di contributi e con un massimo di penalizzazione dell’8%; oppure con 41 di contributi indipendentemente dall’eta’. Su questa proposta si registrano i maggiori consensi tra le forze politiche in Commissione Lavoro. Abbiamo anche formulato la proposta della quota 100 a partire da un minimo di 62 anni di età”. “Siamo invece contrari al ricalcolo dell’assegno con il sistema contributivo, ipotesi che registra invece diversi consensi all’interno del Governo, perchè la decurtazione dell’assegno sarebbe troppo intensa”.

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