Damiano (PD): L’UE strangola la Grecia

“Strangolare la Grecia vuol dire strangolare l’Europa. Con l’intransigenza non si fanno passi avanti: per questo va ripreso il negoziato e trovato un compromesso”.

Così Cesare Damiano (Pd), presidente della commissione Lavoro della Camera.

“Quello che stupisce è che i contenuti che stanno alla base del contrasto tra Atene e l’Europa sono praticamente sconosciuti o ignorati. La Troika non può pensare di imporre politiche sociali di stampo liberista che hanno dimostrato i loro limiti laddove sono state applicate: a partire dall’Italia che, con il feroce taglio alle pensioni effettuato dal governo Monti, ha risanato il debito ma creato centinaia di migliaia di nuovi poveri”.

“La Grecia – continua Damiano – ha accettato di aumentare gradualmente l’età pensionabile fino a 67 anni, così come ha accettato di innalzare i contributi alla salute dei pensionati. La differenza non è più di principio ma di tempo e quantità e, in questi casi, non è difficile trovare una soluzione”.

“Stupisce – aggiunge Damiano – che l’Europa non consideri sufficiente la proposta greca di innalzare l’eta’ pensionabile a 67 entro il 2022. Se si pretende che la Grecia ripercorra la strada dell’Italia sulle pensioni, riproducendo sostanzialmente una riforma che ci ha lasciato come regalo gli esodati e che andra’ corretta, si va sulla solita strada sbagliata: quella che sacrifica al rigore dei conti il mantenimento di un Welfare di profilo europeo”.

“La linea dura e il rigore dei conti stanno producendo guasti irreparabili: perché l’Europa pretende anche di impedire il ripristino in Grecia del sistema di contrattazione collettiva per arrivare all’accordo? Abolire la contrattazione e i sindacati fa parte del risanamento?”.

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“Soluzioni si possono trovare se si abbandona la logica della intransigenza. E’ ora che tutti facciano un passo indietro e che si riprenda la strada del dialogo e dell’accordo. L’Europa dei muri e del rigore cieco non ha futuro e fara’ inevitabilmente aumentare il numero dei cittadini delusi e disamorati”, termina il presidente della commissione Lavoro della Camera.

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