Damiano: Flessibilità in uscita per evitare fabbriche di settantenni
Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera, è stato molto chiaro sulla necessità per il governo Renzi di istituire nuove misure di flessibilità in uscita:
“Gli incentivi per le assunzioni rappresentano l’architrave del contratto a tutele crescenti. Se non diventano strutturali e rimangono in vigore per il solo 2015, il Jobs act muore”.
“Apprezziamo il fatto – prosegue il presidente della Commissione Lavoro – che il Governo voglia ancora abbassare la tassazione sul lavoro, ma lo sconsigliamo dall’adottare una misura generalizzata di sconto su tutta la platea dei lavoratori a tempo indeterminato (oltre 6 milioni di addetti): le risorse vanno invece concentrate sulle nuove assunzioni con il contratto a tutele crescenti”.
“In questo modo – spiega Damiano – possono mantenere incentivi robusti e migliorare ulteriormente la percentuale di assunti a tempo indeterminato, comprimendo il ricorso a forme di lavoro precario. Nella legge di Stabilita’ il Governo dovra’ anche tenere conto dell’esigenza di correggere il sistema pensionistico introducendo al suo interno un criterio di flessibilita’”.
“La questione del pensionamento flessibile da noi sollevato gia’ alcuni anni fa, sta diventando centrale nel dibattito politico – ricorda Damiano -. Abbiamo presentato anche una proposta di legge che consentirebbe di andare in pensione a partire dai 62 anni di eta’, purche’ si siano maturati 35 anni di contributi e si accetti una penalizzazione massima dell’8%”.
“Non si tratta – continua – di una proposta ritagliata esclusivamente sugli attuali over 60, ma di un modello che guarda al futuro: con questa scelta si evita di creare nuovi poveri (lavoratori che hanno perso l’occupazione e costretti ad aspettare molti anni a reddito zero il momento di andare in pensione); si favorisce l’ingresso dei giovani nel lavoro, attraverso lo sblocco del turnover; si completa il Jobs Act. A meno che il futuro debba essere caratterizzato da fabbriche di settantenni”.
Infine sottolinea: “La manovra complessiva avra’ bisogno di coperture finanziarie significative: ben venga, dunque, un po’ di “deficit spending” con il placet dell’Europa, che porti il rapporto con il Pil dall’1,8 al 2,3%, recuperando circa 8 miliardi di euro per fare i necessari investimenti economici e sociali”.