Pensioni, Quota 96 2012: lettera al PD

Lettera

“Vogliamo iniziare dalla fine per dire tutto quello che in questi anni ci siamo tenuti dentro e che il per rispetto del ruolo che rivestiamo non abbiamo detto.

Anche se in un momento di rabbia e di disgusto ci rendiamo conto che la prima cosa che ci viene spontanea è quella di gridare un “Vaffa” a tutti voi, tuttavia noi siamo docenti e insegniamo ai ragazzi l’importanza del significato delle parole e che le parolacce non si dicono.

Vi mettiamo davanti le vostre responsabilità e non ci sono epiteti adatti a voi per “spiegare” il ruolo che avete tenuto nella farsa recitata nei nostri confronti in questi quattro anni.

Quattro anni in cui siamo stati tenuti in sospeso dalle iniziative dei vostri parlamentari, a partire da Bastico e Ghizzoni del febbraio 2012, passando per Incerti, Gnecchi, fino a quando non hanno voluto più occuparsi di Quota96, ritenendo ormai concluso il loro impegno.

Anni buttati al vento, colmi di speranze, ma che ci hanno dato solo fregature.

Non sappiamo se siamo stati solo usati per vostre lotte interne, oppure dobbiamo pensare che i nostri “referenti PD” non contassero molto all’interno di quel partito che si definiva di sinistra e che ha segnato una storia gloriosa nella società italiana.

Cosa dobbiamo pensare delle infinite promesse e presunte aperture che abbiamo avuto sia dai ministri Madia e Giannini in parlamento, oppure dei sottosegretari Faraone, Baretta ai mille incontri che abbiamo avuto in occasioni ufficiali o informali. Per non parlare di Morando che più volte ha dichiarato che era possibile risolvere il problema all’interno della legge sulla buona scuola e di tutti i parlamentari che abbiamo incontrato in questi anni che si fingevano paladini del nostro diritto negato.

Le finte disponibilità dichiarate a ogni incontro da Damiano, Narduolo, Puppato, Serracchiani, Delrio, Di Salvo, Giacobbe, Malpezzi, Maestri, Parente, Pagliari, Boccadutri, Puglisi e altri.

Sembra la lettura di una formazione di calcio prima della partita, ma poi la partita non si svolgeva ma il calcio noi lo abbiamo sempre preso sia davanti che di dietro.

L’allenatore Renzi che dichiarava sempre che la partita finale si sarebbe svolta in una giornata diversa, mentre i secondi Morando e Cassano si occupavano di lanciare la palla in angolo alla Commissione Bilancio in attesa che il grande mister avesse il tempo di occuparsene.

In ultimo, il 9 dicembre, sono stati bocciati gli emendamenti “Saltamartini e altri” e “Pannarale e altri” rinviando a una ennesima ipotetica “partita sulle pensioni” nel 2016, come successe nel 2012.

Anche se ormai rassegnati alla nostra sorte, il nostro disgusto nei vostri confronti non sembra diminuire perchè in questi giorni, trovate in pochi istanti molti più milioni di quanti sono necessari per la copertura di Quota96, per sanare le fregature delle banche che hanno ripulito le tasche di chi si è fatto trascinare nelle loro spericolate operazioni.

Riconosciamo il vostro buon cuore per le soluzioni “umanitarie” di chi è stato derubato dei propri risparmi, ma non capiamo perché non sia possibile trovare anche una soluzione politica per i lavoratori della scuola che sono stati derubati del loro diritto alla pensione.

Avete proposto infinite risoluzioni a nostro favore tanto sapevate che non sarebbero servite a nulla se non solo a salvarvi la vostra faccia.

Infinite discussioni parlamentari, con il parlamento ridotto a mero strumento nelle mani della vostra maggioranza.

Non fosse tragico per alcuni di noi, si potrebbe ridere a crepapelle, quante balle sapete raccontare e le barzellette non ci piacciono più, anche se a raccontarle, c’è un bravo capocomico.

Un gioco delle parti ben architettato per non dover ammettere che le scelte da voi fatte sulle pensioni e altre leggi non sono un errore di percorso, ma il naturale e cosciente vostro passaggio dalla parte dei potenti, delle forze che non vogliono cambiamenti, che non vogliono rinunciare ai propri privilegi, e fanno pagare ai deboli e ai lavoratori il drenaggio delle ricchezze che vanno sempre finire nelle tasche dei più ricchi!

Spiegazioni plausibili, ragioni di bilancio, sono tutte balle, adatte ai tonti che credono che le scelte economiche siano inesorabili, quando invece assistiamo allo stravolgimento del bilancio per esigenze elettorali o per accontentare diverse clientele (Banche).

Come pure il vostro appoggio nei nostri confronti in questi anni, l’estenuanti attese per un emendamento sempre trasformato in una risoluzione che impegnava il Governo, sempre a ritirare il braccio per alzare la mano e votare sempre no al momento opportuno.

Mentre lo stravolgimento di leggi, norme parlamentari, pateracchi e improvvisi ripensamenti venivano sempre votati da tutti voi turandosi il naso o meglio garantendosi la poltrona.

Vi chiamano onorevoli in quanto questo è un titolo onorifico, previsto dalla Costituzione, che permette a chi ne è titolare di dissentire dal suo gruppo politico. Invece assistiamo alla giravolta più oscena, quella di non portare avanti nemmeno l’emendamento che avete proposto, spesso votate contro voi stessi, nemmeno vi astenete.

Si definiscono servi coloro che per estrazione sociale sono costretti assoggettarsi alla volontà di un altro e a suoi desideri, per un tozzo di pane per sostenere i propri familiari.

Voi avete due vantaggi rispetto ai servi, quello che come servi del padrone siete ben pagati e che il vostro padrone non è il leader di turno ma lo stato, noi tutti cittadini.

Per questo siete “più colpevoli” in quanto vi assoggettate ai voleri di chi vi ricatta di escludervi alle prossime elezioni, siete ignobili e complici delle scelte che coscientemente avete fatto contro lo Stato e delle norme che in questi anni avete votato contro di noi.

Mandanti ed esecutori si confondono e voi ne siete parte integrante.

Siete lontani anni luce dai bisogni dei lavoratori e dei cittadini e dal loro desiderio di giustizia sociale.

Potremmo concludere augurandovi che le vostre pene non abbiano mai una fine, come stiamo assistendo alla fine inesorabile di Quota96, un vecchio vagone abbandonato in una stazione deserta.

Quel deserto interiore che tutti voi in questi anni avete dimostrato di avere, senza una coscienza del ruolo che dovreste assolvere, ma solo ignavi e taciturni premi pulsanti, insensibili al più elementare diritto di sanare un’ingiustizia conclamata e da voi stessi sempre riconosciuta.

Terminiamo con la vecchia battuta di un vero comico, il grande Totò, che avrebbe molto da insegnare a chi si sente un grande …. : “Onorevole a chi? ma mi facci il piacere..””

 

Comitato lavoratori Quota96 scuola

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