Tutte le ultime stramberie sulle pensioni
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
“Se oggi avessi 35 anni sarei preoccupato per il mio futuro pensionistico. Le pensioni dei nati negli anni 80 saranno inferiori del 25% rispetto ai nati nel ’45 e spesso così basse da essere accompagnate dai sussidi di povertà”.
Si tratta di una dichiarazione recente del Presidente INPS Tito Boeri nei confronti del quale pare che il Presidente Renzi sia alquanto “irritato” (per usare un eufemismo) soprattutto per gli effetti negativi che queste esternazioni a getto continuo del bocconiano possono produrre sul “mercato” con conseguente contrazione dei consumi.
Tale dichiarazione fa il paio con quella dell’ex Presidente INPS Antonio Mastrapasqua a proposito della cosiddetta “busta arancione” “se dovessimo dare la simulazione pensionistica ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale”.
Era il 2010 e nonostante la più fresca affermazione di Boeri il sommovimento sociale non c’è stato molto probabilmente perché i trentenni già sapevano che il loro futuro previdenziale non era molto luminoso.
I trentenni di oggi sono per lo più e nella migliore delle ipotesi eterni precari con contratti atipici o a progetto e sappiamo bene che senza lavoro continuativo e relativo pagamento dei contributi non ci sarà sicurezza di una pensione decente.
Il mercato del lavoro, in buona sostanza, è stato stravolto da quegli stessi politici e bocconiani che ora vogliono far pagare agli attuali pensionati i loro errori.
Il jobs act dovrebbe risolvere il problema, ma ho seri dubbi in proposito se non si mette mano seriamente alla riforma Fornero che allunga oltre misura l’età pensionabile e non consente quel ricambio generazionale che bene o male ha funzionato nei primi 60 anni della nostra Repubblica.
Le varie ricette proposte da Boeri & c. puntano tutte essenzialmente a far pagare agli attuali pensionati non solo gli assegni futuri ma anche quelli dei 55quenni usciti dal mondo del lavoro, spesso con ricchi incentivi da parte delle aziende.
E per sostenere simili teorie politici ben identificabili (teniamoli presenti nelle prossime elezioni primaverili) ,bocconiani, sedicenti tecnici ed economisti diffondono dati palesemente falsi e tendenziosi sulla spesa previdenziale che non è del 15,7 % del PIL ma del 10,7 (in linea,quindi,con la media OCSE) se si sottraggono dal lordo totale di 247,86 miliardi della spesa previdenziale (riferita al 2013) le imposte trattenute alla fonte per 44 miliardi di euro ed i 33,46 miliardi della spesa assistenziale con una spesa pensionistica reale di 171,46 miliardi (dati di “itinerari previdenziali” del Prof Alberto Brambilla).
Paradigmatica è l’iniziativa aberrante del neo presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera deputato Andrea Mazziotti (di Scelta Civica) che ha proposto di introdurre in Costituzione per le future generazioni il principio di una pensione decente ( idea teoricamente encomiabile ma alquanto distorta nella sua pratica realizzazione).
Riallacciandosi alle teorie boeriane il deputato Andrea Mazziotti scrive “oggi il sistema si basa su un criterio di sostenibilità, ma a sentire tutti (?) compreso Boeri, chi paga i contributi non può essere sicuro che in futuro non avrà una pensione comparabile con quelle di oggi”.
Il Presidente della Commissione Affari costituzionali dovrebbe sapere che se le future pensioni contributive saranno modeste dipenderà esclusivamente dalla precarietà e discontinuità lavorativa e dal fatto che la rivalutazione del montante contributivo annuale (sulla base del PIL quinquennale) ed i coefficienti di trasformazione sono oggi mal calibrati, addirittura punitivi.
E se a ciò aggiungiamo che attualmente, almeno nel pubblico impiego, una vera previdenza integrativa non è ancora partita, la situazione pensionistica dei giovani è sempre più grave.
Si tratta, quindi, di problemi squisitamente politici che nulla hanno a che vedere con responsabilità degli attuali pensionati, problemi che vengono aggravati da iniziative demenziali del governo (di cui lui fa parte) come quella di raddoppiare quasi (dall’11,5% al 20%) la tassazione sul risultato netto maturato dai fondi delle pensioni integrative, per cui l’Italia è l’unico paese europeo dove si colpisce la previdenza integrativa invece che incentivarla.
E nella relazione alla proposta di legge depositata il Mazziotti aggiunge “se per proteggere gli assegni futuri bisognerà toccare qualche trattamento retributivo più alto, con questa modifica costituzionale ciò diventerebbe possibile e a prova di ricorsi” ignorando o facendo finta di ignorare che sono proprio le pensioni retributive medio-alte quelle che hanno una migliore base di contributi e senza considerare il fatto che il maggiore squilibrio tra il metodo retributivo e quello contributivo si evidenzia nelle pensioni medio basse ed in quelle di anzianità.
I trattamenti più ricchi, infatti, hanno correttivi come il tetto dei 40 anni di contribuzione e il rendimento decrescente sopra i 46.000 euro lordi annui,e se si dovesse davvero realizzare un ricalcolo con il metodo contributivo (ma si tratta di un periodo ipotetico di terzo tipo) queste pensioni subirebbero addirittura un aumento.
Il futuro previdenziale dei giovani, quindi, deve essere realizzato attraverso un rilancio del livello occupazionale (disoccupazione giovanile oggi oltre il 40%) ed una effettiva realizzazione di una reale previdenza integrativa.
Auguro, quindi, in tal senso buon lavoro al Presidente della Commissione Affari costituzionali Andrea Mazziotti ed a tutti i suoi colleghi che hanno sottoscritto tale proposta, rassicurandoli che i pensionati sapranno tener conto delle loro iniziative legislative nel segreto dell’urna.
Michele Poerio
Presidente Nazionale FEDERSPeV
Segretario Generale Vicario CONFEDIR