Damiano: Serve cambiamento di rotta con la Flessibilità, ecco perché

“Il documento di proposta del Governo sulla politica europea è condivisibile perché chiede politiche di bilancio concentrate sulla crescita e sul lavoro e non sul rigore”. Così Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera.

“Si tratta – spiega – di una impostazione keynesiana che rompe con la logica liberista che ha dominato l’Europa per decenni. E’ una battaglia da sostenere al fine di ottenere un cambiamento di rotta nelle scelte politiche e una maggiore flessibilità nei conti. Quello che chiediamo al Premier Renzi è di rompere, con l’Europa, anche il tabù delle pensioni. Non possiamo più accettare il veto che di fatto impedisce di correggere un sistema previdenziale troppo rigido: il 2016 deve essere l’anno della flessibilità delle pensioni, come del resto ha promesso lo stesso Presidente del Consiglio”.

“Il nostro obiettivo per il 2016 sarà quello di introdurre nel sistema pensionistico la flessibilità in uscita, attraverso la proposta di legge presentata da alcuni parlamentari del Pd già nella scorsa legislatura il cui esame prosegue alla Camera. Restiamo, invece, contrari al ricalcolo con il sistema contributivo delle pensioni in essere: una misura che, oltre a creare allarme sociale, colpirebbe le pensioni medio-basse (ad esempio, operai e impiegati) e avvantaggerebbe le pensioni con lunghe carriere continue e di qualità e uscita dal lavoro in tarda età (come magistrati e professori universitari)”.

“Per me – aggiunge Damiano – questo 2016 è l’anno della flessibilità in uscita. Nel 2013 depositai un progetto di legge n. 857 su cui stiamo facendo dei conti e su cui ci vogliamo confrontare. In questo progetto di legge si distingue lavoro da lavoro, ossia chi lavora di più deve poter uscire prima. Se svecchiamo le fabbriche faremo inoltre un favore agli imprenditori. Così facendo apriremo la strada ai giovani. La proposta di legge prevede una flessibilità in uscita con una anticipo massimo di 4 anni. C’è da pagare pegno logicamente prendendo un assegno più basso dell’8% in meno e la condizione è che si debba avere 35 anni di contributi. Essendo ad oggi il limite massimo a 67 anni ci sarebbe un costo iniziale di 4 anni e dato che la media dell’aspettativa di vita si è alzata ad 85 anni avremo quindi 18 anni di risparmio. Stiamo facendo ancora i conti ma vogliamo confrontarci su questa proposta di flessibilità in uscita”.

”La riforma Fornero è stata sbagliata perché non c’è stata gradualità, in quanto sono state necessarie 7 salvaguardie ed 8 miliardi di spesa che avrebbero potuti essere utilizzati appunto per la gradualità. La prospettiva che a casa ci saranno i 70enni che manterranno i disoccupati non mi sta bene!”.

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Damiano, infine, ricorda la promessa fatta tempo fa dal Premier Renzi sulla flessibilità in uscita: “Non possiamo accettare veto che di fatto impediscono di correggere un sistema previdenziale troppo rigido”, ha concluso.

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