Part-Time ennesimo Flop, non risolve il problema della flessibilità in uscita
UIL
“Il decreto sul part time firmato ieri dal Ministro del Lavoro non risponde minimamente all’urgenza di reintrodurre per tutti i lavoratori la flessibilità di accesso alla pensione”. Così la Uil.
“La Legge Fornero ha portato l’età di pensionamento a un livello inaccettabile di molto superiore alla media europea. Bisogna quindi varare subito un provvedimento prevedendo la flessibilità in uscita a 62 anni. Questo permetterebbe di riattivare anche un positivo turn over nel mercato del lavoro a beneficio dei giovani”.
La Uil sottolinea come sia “molto alto il rischio di un flop dato che scarica la maggior parte dei costi sul datore di lavoro. Questi infatti dovrà versare in busta paga al lavoratore la contribuzione piena che avrebbe pagato all’Inps in assenza del part-time. Un costo non indifferente che scoraggerà il datore dal consentire la trasformazione del rapporto”.
CISL
“La possibilita’ per i lavoratori che si trovano a ridosso del raggiungimento dei requisiti pensionistici di trasformare il proprio tempo pieno in part-time e la previsione di incentivi fiscali contributivi che sono stati appositamente inseriti nella nuova normativa, rispondono all’esigenza piu’ volte richiamata dalla Cisl di dare sollievo ai lavoratori in eta’ anziana, riconoscendo la diversita’ dei lavori, la diversa pesantezza e la diversa usura”. Così il segretario confederale della Cisl,Maurizio Petriccioli.
“In ogni caso – continua Petriccioli – il Governo non puo’ eludere con misure di questo tipo il problema fondamentale dei lavoratori piu’ anziani e cioe’ la necessita’ di reintrodurre la flessibilita’ nell’accesso alla pensione”.
“Inoltre, la possibilita’ del part-time, non e’ purtroppo concessa a tutti i lavoratori: ad esempio, il settore pubblico ne e’ stato escluso e non c’e’ una piena liberta’ di scelta del lavoratore in quanto si tratta di un accordo individuale con l’azienda e il tutto deve essere vagliato relativamente alle risorse limitate che sono state previste nell’ attuale normativa. E’ inoltre opportuno per noi come Cisl evidenziare – prosegue Petriccioli – che si e’ persa l’occasione di accompagnare questa nuova normativa con l’ introduzione nell’ ordinamento della cosiddetta staffetta generazionale collegando il passagio del tempo pieno al tempo parziale con l’assunzione di un giovane. Il non coinvolgimento dei dipendenti pubblici e la mancata staffetta generazionale, sono, dunque, i due grandi limiti del provvedimento. Di sicuro – conclude – le valutazioni concrete sull’efficacia ed il gradimento tra i lavoratori di questa iniziativa si potranno fare solo tra qualche mese perche’ l’esperienza dimostra che misure analoghe promosse nel passato non hanno avuto successo”
Rifondazione comunista
“Le novità sul pensionamento rappresentano una presa in giro, di chi vuole fare le nozze con i fichi secchi”. Così Paolo Ferrero, leader di Rifondazione Comunista.
“Bisogna rovesciare la riforma Fornero. Occorre, infatti, garantire il pensionamento a chi ha 40 anni di anzianità contributiva oppure 60 anni per le donne – hanno spiegato Ferrero e Roberta Fantozzi, responsabile Lavoro del partito – e 65 anni per gli uomini per l’accesso alla pensione di vecchiaia”.
“Inoltre le risorse economiche previste dal Governo Renzi per agevolare il cosiddetto ‘invecchiamento attivo’ accompagnando gli over 63 alla pensione con la riduzione dell’orario di lavoro negli ultimi tre anni di attività, sono ridicole: 60 milioni per il 2016, un venticinquesimo di quello che è stato stanziato dallaLegge di Stabilità per la sola eliminazione della Tasi per le case di pregio. Bisogna smettere di prendere in giro le persone. Sulle pensioni la misura è colma!”.