Damiano: Secco ‘NO’ all’innalzamento dei requisiti per il riposo delle donne
“Sappiamo che esiste una procedura di infrazione comunitaria nei confronti del nostro Paese che riguarda la differenza strutturale che esiste tra uomini e donne per l’accesso anticipato alla pensione. Si tratta dei 41 e 10 mesi di contributi necessari per le donne e dei 42 anni e 10 mesi per gli uomini che consentono di accedere al pensionamento, indipendentemente dall’eta’ anagrafica”. Così Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera.
“Questo meccanismo – spiega – anch’esso collegato all’aspettativa di vita, e’ stato introdotto al tempo del Governo Monti. Va ricordato che in precedenza, con la pensione di anzianita’, si poteva andare in pensione con 35 anni di contributi, elevati successivamente a 40. Se l’Europa pensa che si debba ripetere la scelta fatta al tempo dell’innalzamento dell’eta’ di vecchiaia per le donne del pubblico impiego, da 60 a 65 anni, diciamo subito di no”.
“Il rigorismo contabile degli euroburocrati liberisti – continua Damiano- non si concilia con le esigenze di equita’ e di giustizia sociale che il Paese ci chiede. Nel recente Documento di Economia e Finanza, il Governo ha scritto che da qui al 2050 i risparmi realizzati dalle riforme pensionistiche (2004, 2007 e 2011), ammontano a 900 (novecento) miliardi di euro, quasi la meta’ del debito pubblico italiano: noi pensiamo che da questa montagna di risorse si possano ricavare le coperture finanziarie per correggere il sistema pensionistico”.
“Intanto, e’ possibile ipotizzare che, per equiparare l’eta’ pensionabile di anzianita’ di uomini e donne, i 41 anni e 10 mesi di contributi diventino per tutti, anche per i lavoratori”, conclude.