I sindacati vogliono abbassare l’età pensionabile.
Il ministro del lavoro Giuliano Poletti a Napoli pochi giorni fa ha dichiarato che il governo Renzi “non ha in previsione di cambiare l’età pensionabile, né innalzandola né abbassandola, rimane quella che è. Dobbiamo ora lavorare per trovare delle vie di equità, partendo da quelle persone che sono fuori dal mercato del lavoro e con gli ammortizzatori non arrivano alla pensione”.
Subito la risposta di Susanna Camusso, leader della Cgil: “E’ sotto gli occhi di tutti ormai che la riforma Fornero è insostenibile socialmente e pertanto bisogna renderla più flessibile, dall’età pensionabile”.
Le tre maggiori sigle sindacali hanno già il dente avvelenato per l’esclusione dei pensionati dal bonus di 80 euro al mese introdotto da Renzi e di alzamento dell’età pensionabile proprio non vogliono sentir parlare.
Ecco il perché delle recenti scintille tra governo e sindacati anche sulla riforma della pubblica amministrazione. Cgil e Uil, in particolare si sono scagliate contro una “riforma deludente, senza coraggio e che si accanisce contro i lavoratori”.
Susanna Camusso, parla ancora e sottolinea come “dal governo avrebbe voluto più coraggio”. Secondo il sindacato rosso il provvedimento fin qui conosciuto “è pieno di norme che colpiscono il lavoro pubblico e delineano un inquietante disegno di subordinazione della dirigenza pubblica. Si pensa sempre di più ad un’amministrazione pubblica asservita alla politica”.
In ogni caso la Cgil si dice pronta a dare “al Parlamento il contributo per cambiare un provvedimento che non riforma. Quel contributo che il Governo non ha ricercato e non ha voluto”.
Infatti, i sindacati si dicono intenzionati a fare al governo Renzi proposte comuni, ma ancora devono decidere su cosa puntare maggiormente, se sul prestito pensionistico dell’ex ministro Giovannini, se convergere sulla riduzione a scalare dell’assegno pensionistico a partire dai 62 anni di età suggerita da Cesare Damiano, o altro ancora.
Molto probabilmente il 23 giugno sapremo di più.