Nessuna proroga della misura donna.

Il ministro Madia aveva proposto la proroga dell’opzione contributivo donna per la pensione anticipata delle lavoratrici dipendenti, ma dopo le nuove misure approvate sulla Pubblica Amministrazione, sembra che la cosiddetta misura donna sia stata per il momento accantonata, così come la possibilità per tutti di andare in pensione prima, a 57 anni e 3 mesi, con calcolo della pensione interamente con il sistema contributivo.

Suddetto istituto consente alle sole lavoratrici di abbandonare anticipatamente l’impiego raggiunti 57 anni d’età più 35 di contributi se dipendenti e 58 anni d’età più 35 di contributi se autonome, il tutto a fronte di un assegno pensionistico ridotto di circa il 15-30% rispetto a quello cui si avrebbe diritto col calcolo retributivo: il problema è che senza un tempestivo intervento da parte del governo, l’opzione contributivo non sarà più esercitabile.

Infatti, i termini per poter godere dell’opzione contributivo donne stanno per decorrere: nonostante la previsione in base alla quale l’istituto sia fruibile sino al 2015, per molte lavoratrici il tempo a disposizione per poter fare domanda scade già entro il 2014.

I requisiti su esposti devono essere raggiunti entro novembre o dicembre 2014, se dipendenti del settore privato o pubblico, ed entro maggio 2014 se autonome, il tutto per via del funzionamento della vecchia finestra mobile.

I termini per le lavoratrici autonome sono dunque scaduti, e in assenza della proroga promessa dal Ministro Madia (e prima ancora dalle Commissioni Lavoro di Camera e Senato dei governi Letta e Renzi) l’opzione contributivo donna diverrà inutilizzabile anche per le altre tipologie di lavoratrici.

Qualche settimana fa il ministro Madia aveva affrontato l’argomento, sottolineando che a breve si sarebbe dato corso ad un prolungamento dei termini per poter inoltrare la domanda di accesso alla misura donna, ma sin qui non è stato fatto nulla.

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Anche il ministro del lavoro Poletti non si è in alcun modo pronunciato, con ciò disattendendo di fatto l’intendimento espresso alcuni mesi fa dalle Commissioni Lavoro di Camera e Senato, che avevano espressamente esortato l’esecutivo ad affrettare i tempi per ratificare la proroga.

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