Tfr in busta paga ovvero campagna elettorale con i nostri soldi

Meglio il Tfr in busta paga o accantonato per il futuro? Se lo chiedono in queste ore maggioranza e opposizione, ma anche sindacati e lavoratori. Avere parte del Tfr disponibile in busta paga significa ricevere, anticipatamente e ogni mese, una parte di liquidazione. Lo stipendio si arricchirebbe in maniera diversa a seconda della basa di partenza, ma chi guadagna di più verrebbe penalizzato dal fisco.

La prima osservazione è che si tratterebbe di una manovra coercitiva che costringerebbe tutti i lavoratori ad anticipare il Tfr, anche coloro che preferiscono averlo come una forma di risparmio. La questione è facilmente ovviabile permettendo a ciascun lavoratore di scegliere, in relazione alle sue specifiche esigenze, se lasciare il Tfr dove è o se percepirlo in anticipo. Infatti l’operazione non può certo rappresentare una sorta di trasferimento obbligato, ma deve essere l’occasione per togliere la “coercizione” che oggi esiste (risparmio obbligato).

A parte i dubbi sulla natura dell’intervento – “Sono soldi dei lavoratori, nessuno racconti che siamo di fronte a degli aumenti salariali”, ammonisce la leader Cgil Susanna Camusso – e sulla sua lungimiranza – riassunti dalla efficace metafora del giuslavorista ex Pdl e oggi Ncd Giuliano Cazzola, secondo il quale ”sarebbe come usare delle banconote da 100 euro al posto della carta igienica” – e le proteste delle imprese, che dovrebbero dire addio a risorse preziose con cui oggi finanziano investimenti, le perplessità riguardano soprattutto la sostenibilità della trovata per il sistema della previdenza pubblica e privata e il trattamento fiscale.

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Noi vogliamo solo ricordare che nell’agosto del 2011 fu l’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti sondò questa possibilità. Alla fine fu scartata perché troppo complicata: come fare con chi versa il Tfr in un fondo complementare per irrobustire la pensione? E gli Statali? Nel pubblico impiego chi è stato assunto prima del 2001 non riceve il Tfr ma il Tfs (trattamento di fine servizio): l’80% dell’ultima retribuzione moltiplicato per gli anni di servizio. Fino al pensionamento non è possibile sapere quanti soldi ha diritto di ricevere ogni lavoratore…

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