Renzi si incontra con i sindacati. Confindustria dice no al Tfr in busta paga!

Su riforma pensioni, pensione anticipata riforma lavoro (Jobs Act) e articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, riforma della Pubblica amministrazione, blocco stipendi e prepensionamento statali, è atteso per oggi martedì, 7 ottobre, il primo incontro tra i vertici dei sindacati Cgil, Cisl e Uil e il premier Matteo Renzi che li ha già convocati a Palazzo Chigi.

Intanto il premier rilancia sul Tfr; “Sono soldi dei lavoratori, si dice. Che però vengono dati tutti insieme alla fine. La filosofia sembra essere protettiva: te li metto da parte, per evitare che tu li ‘bruci’ tutti insieme. Uno Stato-Mamma, dunque, che sottilmente fa passare il messaggio di non fidarsi dei lavoratori-figli. Io la vedo diversamente: per me un cittadino è maturo e consapevole. E come accade in tutto il Mondo non può essere lo Stato a decidere per lui. Ecco perché’ mi piacerebbe che dal prossimo anno i soldi del Tfr andassero subito in busta paga mensilmente”.

Mettere il Tfr mensilmente in busta paga significherebbe “un raddoppio dell’operazione 80 euro, più possibilità d’acquisto, un altro tassello verso il modello Italia: noi, infatti, abbiamo scelto di non ridurre i salari, come hanno fatto altri paesi, ma di fare le riforme per creare competitività”.

“E quando martedì presenteremo alle parti sociali la proposta sul Tfr riapriremo persino la sala verde di Palazzo Chigi, quella degli incontri coi sindacati, si vede che sto invecchiando:-)”, scherza il premier.

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Ma non sono solo i sindacati ad essere contro il Tfr in busta paga. Anche la Confindustria dice no! Difatti, Da Napoli Squinzi spiega perché l’operazione è considerata troppo rischiosa: “Per ora l’unica cosa che abbiamo compreso è che l’ipotesi sul Tfr fa sparire con un solo colpo di penna circa 10-12 miliardi per le piccole imprese italiane. Questo meccanismo metterebbe in crisi la liquidità aziendale, l’Inps e i Fondi pensioni”.

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