Svalutazione pensioni, Inps e Ragioneria la pensano diversamente
L’opinione dell’Inps sul calcolo delle pensioni con il sistema contributivo è “conforme con la lettera e lo spirito della legge che parla di rivalutare e non di svalutare” le pensioni. Così il commissario straordinario dell’Inps, Tiziano Treu, a margine di una audizione in Senato, ha riferito che per l’Inps non è ammissibile una svalutazione del montante contributivo legato al Pil negativo, ma che il tasso di rivalutazione al massimo può essere pari a zero. Il commissario ha anche riferito che “il ministero del Lavoro darà una risposta ma, da quello che ho sentito, è d’accordo con noi” mentre il ministero dell’Economia “non si è ancora pronunciato”.
“Anche lo spirito della legge” secondo Treu non va nella direzione di una svalutazione delle pensioni. Il timoniere dell’Istituto di previdenza spiega che per evitare il rischio di una diminuzione dei futuri importi pensionistici “non serve” una norma ulteriore, ma basterebbe “un’interpretazione” della disciplina già esistente. D’altra parte, osserva Treu, “anche la Corte costituzionale si è occupata almeno di un caso simile” giudicando “contrario al sistema immaginare una perdita”. Inoltre, per Treu, per adesso “non è che servano soldi, non è un problema di coperture ora”. Per il momento, sottolinea, il nodo riguarda “il meccanismo di calcolo”. In caso, aggiunge, problemi di copertura “potrebbero esserci” in futuro.
“Se l’interpretazione della norma stabilisce che non è possibile svalutare, allora non c’è un problema di coperture finanziarie, vuol dire che erano già previste”, ha affermato anche il direttore generale dell’Inps, Mauro Nori che però ha aggiunto che “in caso di interpretazione diversa della normativa si aprirebbe un problema di copertura relativo a circa 15 milioni di lavoratori”.
La ragioneria del Tesoro calcola infatti in 5-6 miliardi di euro (tra il 2015 e il 2035) il costo per le casse dello Stato. Vale a dire i soldi che servirebbero per sterilizzare l’impatto della recessione sulle pensioni e permettere così ai circa 10 milioni di italiani che nei prossimi 20 anni andranno a riposo di poter godere di un trattamento coerente con i contributi versati.