Dietro il tetto sulle ‘pensioni d’oro’ c’è un taglio mascherato a tutte le pensioni

“La norma sulle cosiddette “pensioni d’oro” contenuta nella Legge di stabilità approvata dalla Camera dei Deputati inciderà negativamente sulla generalità dei contribuenti che avevano almeno 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995, senza alcuna distinzione e quale che sia la loro pensione, non essendo previsto alcun limite di importo che escluda dal taglio le pensioni più basse”. Lo sostiene in una nota la Confederazione sindacale dei medici e dirigenti.

“Il testo approvato con l’ennesimo voto di fiducia addirittura – speigano – modifica le regole in corso disponendo che, dopo il raggiungimento dell’età pensionabile, i contributi versati dai lavoratori attivi non generino più aumento di pensione, diventando, di fatto, una nuova tassa, un prelievo mascherato sullo stipendio senza alcuna prestazione correlata“.

Molti di coloro che sono rimasti al lavoro o che hanno effettuato i riscatti nella speranza di migliorare l’assegno pensionistico vengono, così – sottolinea la Cosmed – sostanzialmente scippati e beffati. Dopo che già un blocco dei contratti di lavoro lungo 6 anni ha arrestato la progressione dei loro stipendi e conseguentemente penalizzato tutti i trattamenti pensionistici. La nuova norma colpisce, con effetto retroattivo, anche coloro che hanno maturato i requisiti contributivi prima dell’entrata in vigore della legge Fornero, i quali vedrebbero stoppata la loro progressione pensionistica dal 2012 pur avendo versato ulteriori, e sostanziosi, contributi“.

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“Si realizza così il paradosso, di manifesta incostituzionalità conclude la nota sindacale – per il quale ‘a contribuzione non corrisponde prestazione’. Insieme con una ulteriore retroattività della legge che applica le nuove regole anche ai trattamenti pensionistici già liquidati, da ricalcolare al ribasso. Questo vero e proprio scippo contributivo è un pesante colpo alla credibilità del governo, del suo modello di welfare e del sistema pensionistico pubblico, ed apre la strada all’impianto di un grande contenzioso se il Senato non porrà rimedio introducendo almeno un limite di importo ed annullando gli effetti retroattivi“.

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