Casse pensioni: Salvi i diritti acquisiti secondo la Cassazione
La Corte di cassazione, in materia previdenziale, continua nella difesa dei diritti acquisiti. Il caso concreto è rappresentato dal contributo di solidarietà, imposto dalla Cassa dottori, sulle pensioni per il periodo 2009-2013. La linea interpretativa della Corte – in sintesi – si basa sul principio di affidamento: non si può ferire l’affidamento dei contribuenti o degli iscritti. Tanto meno la riduzione di quanto maturato può essere perseguita con un atto amministrativo.
“C’è un cartello di soggetti premiatissimi, per i quali i diritti acquisiti non si toccano a nessun costo, ma il giorno in cui finiraranno i soldi finiranno i diritti acquisiti”, commenta in risposta Renzo Guffanti, presidente della Cassa dottori commercialisti, che ha introdotto il contributo di solidarietà per il periodo 2008/2013.
Per Guffanti il contributo di solidarietà, al di là del gettito, è un intervento volto a assicurare equità intergenerazionale: “coloro che prendono la pensione, magari da molti anni, devono in qualche modo contribuire rispetto a quanti, con il sistema contributivo, verseranno molti più contributi e avranno pensioni molto più basse” sottolinea il presidente di Cassa dottori.
La Cassazione, dunque, anche se non lo afferma esplicitamente, sembra adombrare un’unica soluzione per le Casse che ritengano necessario imporre un contributo di solidarietà sulle pensioni in essere, anche per riequilibrare i “contributi” delle varie generazioni per conservare l’equilibrio previdenziale. La strada potrebbe essere quella di affidarsi a una legge: peraltro questa previsione è già stata sfruttata dalla riforma delle pensioni (decreto legge 201/11), che ha imposto il contributo biennale di solidarietà per le Casse che avessero evidenziato uno squilibrio rispetto ai bilanci attuariali a 50 anni”.