La legge Biaggi, la riforma Fornero, e la sua pensione da 10.300 euro!

Elsa Fornero, la ministra più “amata” dagli italiani, torna a parlare e ovviamente a fa parlare di se.

A più di un anno dall’entrata in vigore di una delle leggi più contestate del governo Monti, con i suoi nefasti effetti su pensionati, lavoratori, precari e ovviamente degli esodati, l’ex ministro del welfare Elsa Fornero, parlando e spiegando al Tgcom24, fa il “mea culpa”, anche se solo parzialmente.

Col senno di poi, e se mi trovassi a lavorare soltanto con un gruppo di esperti, cambierei la riforma, rendendo meno complessa la regolamentazione […] ricordo, però, che quella legge fu fatta con la firma di tutte le forze sociali (salvo la Cgil) e poi fu approvata dal Parlamento e che si tende sempre a dimenticare che le riforme, in democrazia, sono il prodotto non di un singolo ministro, ma di tanti”.

Insomma: ho peccato ma non da sola! Per di più se si esclude la vicenda esodati la Fornero ritiene di avere “salvato l’Italia, avevo in mente l’interesse del Paese e ho operato al meglio delle mie capacità”.

Intano la professoressa torinese è tornata alla cattedra di Economia politica presso la Scuola di management ed Economia dell’Università di Torino e ci tiene a sottolineare la propria rinuncia alla pensione da ex ministro: “Ma lo sa che, terminata la mia esperienza da ministro, sarei potuta andare in pensione con 10.300 euro lordi mensili? Invece ho declinato l’offerta ed attendo di andare in pensione tra 4 anni con un assegno decisamente più basso”.

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Infine attacca l’altro ex ministro del welfare Maurizio Sacconi, che ora invoca la cancellazione della riforma per far rivivere la Legge Biagi, “Posso soltanto dire che se considerasse, certo con minore provincialismo, i giudizi che vengono dalle istituzioni internazionali, che considerano la riforma “un buon passo nella giusta direzione” forse si esprimerebbe in modo diverso, se non altro più cauto. La riforma Biagi aveva ottime intenzioni, come d’altronde la nostra – aggiunge la Fornero – ma l’applicazione che ne è stata fatta era agli antipodi rispetto a quanto il professor Biagi aveva in mente: l’applicazione produceva bassa produttività e diffusa illegalità. Lo spirito era condivisibile, meno la messa in pratica”.

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