Riforma Pensioni, Cgil: Uscita a 62 anni con tetto a 41 anni per i Precoci
“Nel nostro paese i giovani vivono male, siamo di fronte a una generazione quasi totalmente precarizzata, disoccupata, con salari molto bassi, con carriere discontinue, con enormi buchi contributivi. E’ evidente che una condizione del mercato del lavoro di tal fatta proporrà anche in futuro una situazione di povertà per queste generazioni”. Così Vera Lamonica, segretaria nazionale della Cgil, ai microfoni di Italia Parla su RadioArticolo1.
“II primo problema – aggiunge – è che bisognerebbe avere politiche che creino lavoro per i giovani, che ne stabilizzino il lavoro e che garantiscano salari e condizioni dignitose. Perché la previdenza è sempre lo specchio del mercato del lavoro. Poi c’è il tema dell’ordinamento previdenziale che si è costruito nel nostro paese. E’ un ordinamento fatto in nome dei giovani, e che in realtà, con un sistema contributivo puro porterà i giovani in pensione oltre 70 anni, con tassi di sostituzione assolutamente bassi. Così sarà impossibile avere una società coesa”.
“Sul versante più strettamente previdenziale – afferma ancora Lamonica – bisogna correggere a fondo un sistema contributivo così rigido da sembrare puramente assicurativo. In realtà, il nostro è sistema previdenziale, di welfare, che deve quindi garantire dei tassi di solidarietà e di redistribuzione. Cioè bisogna costruire meccanismi che coprano tutti coloro che sono entrati molto tardi e in condizioni precarie nel mercato del lavoro. Dobbiamo immaginare un meccanismo che valorizzi le carriere costruite in questo modo e fin da subito immaginare percorsi di solidarietà generale che coprano, ad esempio, i buchi contributivi”.
“E non è vero che tutto questo che ha un costo molto alto. Ogni volta che si è messo in atto un taglio sui diritti delle persone, in questo caso sul sistema previdenziale, si è tirato in ballo il tema della sostenibilità economica. In realtà, e lo confermano i più seri istituti di studio italiani ed europei, il sistema previdenziale in Italia non costa più che negli altri paesi europei, ed è più che sostenibile dal punto di vista finanziario. Adesso, e in prospettiva, il tema è che non regge dal punto di vista sociale. Quindi noi, Cgil, Cisl, e Uil, con la nostra piattaforma indichiamo l’obiettivo di restituire una parte delle risorse sottratte al sistema previdenziale per intervenire in maniera strutturale sull’ordinamento che abbiamo ora, e per modificarlo in direzione di una maggiore equità”.
“E’ l’apertura di una vera e propria vertenza sulle pensioni – conclude Lamonica – nella quale avvieremo un percorso di sostegno a queste proposte. Chiediamo un confronto vero al governo, se non ci sarà concesso, ci saranno iniziative di sostegno e una mobilitazione. Un intervento sulle pensioni è urgente non più rinviabile per la condizione sociale del paese. Abbiamo il problema dell’occupazione dei giovani e dello sblocco del turnover, in troppi senza lavoro e con la riduzione dei periodi di copertura degli ammortizzatori sociali. Sono persone che rischiano lunghi anni di povertà fino alla pensione.
E poi ci sono le improponibili età di pensionamento per i lavori più usuranti. La nostra proposta prevede un arco di anni in cui è possibile andare in pensione, prima dell’età stabilita attualmente, e scontando le penalizzazioni già insite nel sistema contributivo. Con tetto a 41 anni di contributi per i lavoratori precoci. Si tratta di un meccanismo che non fa pagare la flessibilità ai lavoratori. La flessibilizzazione dell’età di uscita di qualche anno rispetto ai quasi 67 previsti non deve infatti comportare un ulteriore taglio del valore delle pensioni. Non lo accetteremmo”.