La riforma previdenziale secondo CIDA: Uscita fissa a 67 anni, Opzione Donna prorogata e tanto altro
Comparazione dei livelli retributivi e della discontinuità contributiva tra lavoratori e lavoratrici
La proposta che avanziamo è quella di introdurre forme incentivate di riconoscimento del merito per tutti i lavoratori e le lavoratrici dando maggiore spazio alla parte variabile delle retribuzioni legata a risultati oggettivamente conseguiti.
La mancanza di una rete adeguata di servizi sociali ed efficaci misure di conciliazione, l’assenza di sostegno al lavoro di cura svolto dalle donne nella famiglia, sono tutti aspetti di un contesto sfavorevole alla condizione femminile. Nel 2010, il Governo aveva annunciato che i risparmi derivanti dalla parificazione dell’età pensionabile nel settore pubblico sarebbero stati destinati interamente a un fondo per il sostegno alla famiglia e al lavoro delle donne. Così non è stato. I risparmi erano stati stimati in 120 milioni nel 2010, 242 milioni nel 2011, fino al 2020, per un totale di 3 miliardi e 950 milioni. Almeno una parte di queste risorse andrebbero dunque utilizzate per gli scopi ai quali erano destinate.
Occorre pertanto dare attuazione alla norma che prevede di destinare i risparmi dovuti all’innalzamento dell’età pensionabile femminile ai servizi di cura familiare.
Auspichiamo un nuovo modo di concepire e valorizzare il lavoro, che sia più flessibile, più orientato al risultato ed al merito e meno legato alla presenza fisica sul luogo di lavoro. Si devono diffondere progetti già avviati, progetti che riguardano la flessibilità dei modelli organizzativi, il ricambio generazionale, la banca del tempo, la diffusione degli strumenti informatici, una nuova concezione dello spazio e del tempo lavorativo. Progetti la cui percorribilità e sostenibilità è comprovata dal fatto che sono già stati attuati in alcune aziende/amministrazioni, con ottimi risultati.
Attualmente, per evitare il rischio di tornare indietro, occorre introdurre in modo prioritario:
- Un aumento della flessibilità dei tempi del lavoro
- Una maggiore presenza di servizi di supporto alla donna che lavora
- Una capillare diffusione del lavoro a distanza.
L’occupazione femminile può aumentare soprattutto se la donna viene messa in condizioni di lavorare con le forme di flessibilità dell’organizzazione aziendale.
La riforma pensionistica e le donne
In considerazione delle difficoltà insite nel prolungamento eccessivo della presenza in azienda degli over 65enni e dei risvolti negativi che questa norma comporta anche sul fronte dell’occupazione giovanile, si propone di fissare a 67 anni l’età per il pensionamento di vecchiaia per tutti i lavoratori, a decorrere dal 1° gennaio 2019, prevedendo contestualmente – come già avviene nel sistema contributivo – un sistema di calcolo più favorevole per coloro che accedono al pensionamento di vecchiaia successivamente a tale età e fino ai 70 anni.
L’opzione donna: Estensione della durata dell’agevolazione per l’invecchiamento attivo
Riteniamo utile prolungare almeno di ulteriori due anni la durata dell’agevolazione per renderla più appetibile e permettere la prosecuzione dell’attività lavorativa per un periodo più elevato rispetto alle rilevazioni attuali, anche per compensare i periodi di interruzione dell’attività lavorativa per motivi familiari più frequenti nel lavoro femminile.
Istituzione di una pensione di base
E’ auspicabile l’istituzione di una pensione base per integrare i trattamenti più bassi (da finanziare con i fondi recuperati dall’evasione fiscale) che svolga il ruolo di reddito minimo per chi non ha potuto assicurarsi un trattamento pensionistico. La pensione di base compenserebbe, per le lavoratrici, i minori accreditamenti previsti dal modello contributivo.
Miglioramento della disciplina sui trattamenti pensionistici di reversibilità
Certamente l’istituto della pensione di reversibilità, come attualmente concepito, penalizza in modo eccessivo il superstite e soprattutto la sua componente femminile. Appare dunque urgente migliorare le condizioni di cumulabilità della pensione di reversibilità con i redditi percepiti dal beneficiario.
Promozione e incentivazione della previdenza complementare
Anche senza risorse economiche pubbliche, si può sviluppareprevidenza e dunque dignità economica futura.
Prolungamento del congedo obbligatorio per il padre
Questa disciplina andrebbe resa strutturale e soprattutto andrebbero aumentate in modo adeguato le due giornate di congedo per il padre.
Riconoscimento, sul piano contributivo, dei periodi di cura familiare
Occorre assicurare innanzitutto una adeguata flessibilità in uscita e si dovrebbero riconoscere uno o due anni in più di contributi per i periodi di cura. A tale proposito si propone il riconoscimento di agevolazioni alle lavoratrici madri, anche stabilendo che i periodi di astensione dal lavoro per maternità e puerperio valgano il doppio fino a un massimo di anni due. Questo riconoscimento dovrebbe essere applicato per un range di tempo definito, supponendo che da un certo momento in poi i carichi di cura familiare tra padre e madre lavoratori siano in equilibrio.
Maggiore informazione sulle pensioni
Auspichiamo una vera e propria certificazione dei versamenti contributivi effettuati e del calcolo del trattamento pensionistico che aiuti a far acquisire ai lavoratori una maggior consapevolezza della propria situazione pensionistica diventando anche, riteniamo, uno stimolo alla diffusione della previdenza complementare.