Uscita anticipata a 57 anni, sì o no?

Sono già 17 mila le donne lavoratrici che hanno usufruito della possibilità di andare in pensione con il calcolo contributivo dal 2009 a oggi.

Specie dal 2012 tale opzione è molto apprezzata, nonostante penalizzante poiché l’assegno è ridotto del 15-20% (ma molte donne parlano addirittura di un’effettiva perdita che si aggira al 30%), visto che si calcola i contributi effettivamente versati, e dunque un sistema meno favorevole del retributivo, giacché offre la possibilità ove c’è bisogno di uscire dal mondo lavorativo in anticipo di 6-7 anni in vista delle nuove regole entrate in vigore con la riforma Fornero.

Ma prendiamo le cose dall’inizio: La riforma Maroni del 2004 ha previsto che, fino al 31 dicembre 2015, le donne lavoratrici possano andare in pensione (di anzianità) con 35 anni di contributi e 57 anni di età se dipendenti o con 58 anni se autonome. A condizione, però, che scelgano il calcolo interamente contributivo.

Si tratta a tutti gli effetti di una scelta ed è l’unica soluzione dei vecchi trattamenti che è stata risparmiata dalla riforma Fornero permettendo ancora adesso alle lavoratrici di andare in pensione senza dover raggiungere i nuovi requisiti stabiliti dal riassetto del 2011. E come abbiamo esordito all’inizio articolo questa formula stava incontrando un successo crescente.

  • Nel 2009, quando ancora le lavoratrici potevano andare in pensione di vecchiaia a 60 anni e di anzianità a 58-59, i trattamenti liquidati dall’Inps con l’opzione per il contributivo furono solo 56;
  • Nel 2010 erano già cresciute a 518;
  • Nel 2011 a 1.377;
  • Nel 2012, anno dell’entrata in vigore della riforma Fornero, sono state 5.646 e
  • Lo scorso anno si è arrivati a 8.846;
  • Infine in meno di un mese nel 2014 sono state già 1.122!

C’è un problema però, questo canale di uscita è destinato ad esaurirsi prima di quanto fosse originariamente stabilito dal momento che l’Inps attraverso una sua circolare e in base a una propria interpretazione della legge sostiene che al limite di tempo sopraindicato devono essere applicati sia l’incremento dell’età legato alla speranza di vita sia le precedenti finestre mobili (che indicavano, prima della legge Fornero, il tempo di attesa, di 12 e di 18 mesi, tra la maturazione dei requisiti e l’effettivo pensionamento). Il risultato è che i 57 e 58 anni sono diventati 57 e tre mesi e 58 e tre mesi dal 2013 e che, come non bastasse, le condizioni richieste dovrebbero essere maturate, al massimo, entro il maggio 2014 dalle lavoratrici autonome e entro il novembre 2014 dalle lavoratrici dipendenti, perché si devono aggiungere 18 e 12 mesi.

Ecco il perché della recente risoluzione del governo Letta, supportata tra l’altro da una schiera di parlamentari e dalle commissioni Lavoro di Camera e Senato che hanno approvato all’unanimità una risoluzione che impegna il governo a far rivedere la circolare Inps restrittiva “nel senso che per tali lavoratrici non deve essere applicata la finestra mobile per la decorrenza del trattamento pensionistico né le aspettative di vita ma resta valida la semplice maturazione dei requisiti anagrafici e contributivi entro il 31 dicembre 2015”. Il che vuol dire, in pratica, che i 35 anni di contributi e i 57 o 58 anni di età dovrebbero poter essere conquistati fino alla fine del 2015.

[jetpack_subscription_form show_subscribers_total=0 title="Iscriviti alla nostra newsletter" subscribe_text="" subscribe_button="Registrami alla newsletter"]

Noi non vi sappiamo dire se usufruire o meno di questa possibilità, poiché ognuno deve valutare tale opzione in base alle proprie forze, bisogni, voglia, doveri e salute; ma avere una scelta e sempre meglio che non averla affatto!

Rate this post