Pensioni: Taglio o no?

Matteo Renzi ha mostrato le sue slides e ha promesso un taglio dell’Irpef e 80 euro in busta paga per chi guadagna meno di 1500 euro mensili. Il provvedimento ancora naviga nel mare delle promesse e in via XX settembre Padoan&Co. si affannano a trovare le coperture che per l’ennesima volta – pare – arriveranno da un taglio sulle pensioni.

Ogni volta che un governo deve “far cassa”, le pensioni rappresentano un serbatoio da cui spesso e volentieri si attinge. Il commissario alla spending review Carlo Cottarelli ha suggerito l’ipotesi di imporre “un contributo temporaneo di solidarietà sui trattamenti più elevati a beneficio della fiscalizzazione degli oneri per i lavoratori neoassuntionde aiutare il Governo a realizzare i suoi obiettivi fissati con il Jobs Act, ossia il taglio del cuneo fiscale in primo luogo, il taglio Irpef che comporterà 1000 euro i più all’anno per i dipendenti e i co.co.pro. e il taglio dell’Irap di 10 punti percentuali per le imprese.

Il Commissario, dunque, avrebbe voluto imporre una sorta di contributo di solidarietà agli assegni pensionistici superiori ai 2500 euro.

Per riuscire a capire bene chi andrà a toccare un simile provvedimento vediamo una radiografia aggiornata dei pensionati, per classi di reddito, che l’Inps stesso ha messo a punto per il commissario Cottarelli:

A fine dicembre 2012 (gli ultimi dati disponibili) i beneficiari di almeno un trattamento sono circa 14 milioni 870 mila e ricevono quasi 261 miliardi di euro in totale.

  • I beneficiari più ricchi sono 3.470: è questa la cifra dei Paperoni delle pensioni, con un assegno mensile che supera i 12.025 euro lordi. Ma se dividiamo la spesa relativa a questa fascia — oltre 690 milioni — per il numero dei destinatari, la rendita media pro capite supera i 16 mila euro mensili;
  • Coloro che, invece, incassano tra i 9.140 e 12.025 euro mensili sono 8.436;
  • Mentre i beneficiari con redditi compresi tra i 5.292 e i 9.138 euro salgono già notevolmente a quota 122.740;
  • Con guadagni lordi mensili da 3.368 a 5.291, il numero è più che raddoppiato: 361.517 persone;
  • E se si scende poco sotto, tra i 2.887 e i 3.367 euro, i destinatari di questo livello di trattamento sono 298.282;
  • A mano a mano, poi, che si va verso il basso, la platea dei beneficiari si allarga ulteriormente: così tra i 2 mila (1.925 per la precisione) e i 2.886 euro di rendita mensile si collocano quasi due milioni di pensionati (1.986.009);
  • Mentre altri 2 milioni e mezzo circa (2.452.711) stanno tra i 1.444 e i 1.924 euro mensili;
  • Sono 3.928.287, invece, i pensionati tra i mille e i 1.500 euro (da 963 a 1.443 euro);
  • L’area più ampia (4.473.236 persone) sta tra i 500 e i mille euro mensili (da 482 a 962 euro);
  • I pensionati al minimo del 2012 (fino a 481 euro mensili), infine, sono 1.235.210.

La mannaia di Cottarelli, dunque, agendo sulle pensioni superiori a quota 2.800 euro lordi mensili, finirebbe per scaricarsi su circa un milione di pensionati o poco meno. Se il limite salisse a 3.000 euro, si scenderebbe a 600-700 mila o poco più. Una consistente fetta di ceto medio destinataria, insomma, di un salasso per pensioni nette da 2.400 euro circa.

Delle rassicurazioni, riguardo a tale “ipotetico” taglio arrivano dalle parole dello stesso premier Matteo Renzi che nel corso della sua partecipazione alla trasmissione Porta a Porta condotta da Bruno Vespa, spiega: “L’idea che chi guadagna 2.000-3.000 euro di pensione sia chiamato a un contributo va esclusa“!

Il problema però si ripresenta poco dopo l’intervento di Renzi, quando il sottosegretario all’Economia Baretta, intervistato ad Agorà su Rai Tre afferma: “Si può chiedere un prelievo intorno ai 3.000 euro o a una cifra che consenta un buon livello di vita. Sì, penso che possa essere chiesto, a crescere, un contributo di solidarietà. Però non si tratta di discutere sui 3.000, 3.100 o 2.500 euro”.

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Se si guarda al passato, c’è poco da sperare. L’ultimo intervento in ordine di tempo è quello di Elsa Fornero che ha consentito di risparmiare qualcosa come 93 miliardi di euro, ma prima della ministra dalla lacrima facile c’erano stati Amato, Dini, Maroni e Prodi a mettere le mani sulle pensioni. Ora sono sotto la lente del governo Renzi: il discorso sembra chiaro. Non ci sarà nessun intervento sulle pensioni basse, ma su quelle “alte” la stangata incombe.

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