Pensioni: Renzi “ripiega” mentre Poletti “bacchetta” Madia!

Stiamo facendo un’analisi politica, il commissario Cottarelli ci ha fatto l’elenco e ora tocca a noi individuare dove tagliare. Ci presenteremo in modo chiaro in Parlamento con le voci dove vogliamo intervenire e dove no”, queste sono state le prime parole del premier Renzi durante un intervento ieri alla Camera e dopo le notizie sui possibili tagli proposti dal commissario Cottarelli.

Anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, corre ai ripari cercando di minimizzare la cosa rispondendo così in vista ai tagli previsti dalla spending review: “Le bozze sono solo bozze. Non ho nulla da aggiungere a quello che ha già detto il presidente Renzi”.

Persino lo stesso Cottarelli afferma che “i numeri rappresentano una prima stima di massima che va affinata sulla base delle effettive riforme che saranno realizzate nel 2014”, e promette “farò ulteriori lavori”.

Intanto un ulteriore “colpo” alle pensioni arriva stavolta dalla ministra della Pubblica amministrazione e la Semplificazione, Marianna Madia, che ha firmato una circolare che dà attuazione a una norma del precedente governo per cui i lavoratori pubblici non possono cumulare lavoro e pensione oltre 311 mila euro (lo stipendio del primo presidente di Cassazione).

Che il suo primo atto come ministra sia questo, non è per niente casuale, leggiamo insieme cosa ha in serbo per i pensionati: “E’ una scelta politica -afferma Madia- per segnalare una priorità: l’attenzione all’equità sociale e al tema di un’intera generazione esclusa. In un’epoca in cui oltre il 40% dei giovani non trova lavoro, un milione e mezzo di persone tra pubblico e privato, cumula lavoro e pensione – osserva la ministra – capisco chi ha pensioni basse ma ritengo non sia etico quando il cumulo porta a soglie di reddito molto alto” e aggiunge “il tetto di 311 mila euro è comunque molto alto, io sarei d’accordo ad abbassarlo e il premier ha già detto che non hanno senso, nel pubblico, redditi superiori a quello del presidente della Repubblica. Ora la circolare, che il precedente ministro non aveva ancora voluto fare, rende operativa una norma, questo non significa che non si possa intervenire successivamente” e termina “da deputata avevo presentato una proposta per agire sulle pensioni: chi percepisce una pensione oltre 6 volte la minima e continua a lavorare, deve lasciare metà pensione allo Stato”!

Per fortuna il ministro del lavoro, Poletti, la “bacchetta” subito:Non credo sia giusto che i pensionati non possano più lavorare. Credo che bisogna trovare delle modalità nuove che consentano ad ogni persona di avere una cosa da fare. Questo lo considero il punto di svolta concettuale di questo governo. Nessuno deve stare a casa, lo dico anche per i giovani e per gli immigrati”, sostiene Poletti a Mix 24 su Radio 24 in risposta alle dichiarazioni di Madia, e continua: “Se non ci può essere più cumulo fra chi lavora e la pensione, allora bisogna che ragioniamo su cosa vuol dire cumulo, bisogna decidere per esempio qual è la modalità di uscita. Credo si debba riflettere insieme. E non dico ‘son d’accordo’, o ‘non son d’accordo’. Non ne abbiamo discusso”.

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E termina dicendo: “In generale continuo a sostenere che ad esempio per le modalità di uscita dal lavoro, dovremmo immaginare in modo più graduale e flessibile. C’è un dato di tipo sociale – siamo una popolazione di anziani – e ogni persona deve sentirsi utile a sé e agli altri. Non possiamo lasciare qualcuno che aspetta la fine, ma che razza di ragionamento è? Dobbiamo immaginare che tutti abbiano cose utili da fare”!

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