Pensioni: Flessibilità in uscita ma a costo zero.
Il ministro del lavoro, Giuliano Poletti ha parlato più volte la settimana scorsa e ha cercato di informare noi cittadini riguardo ai piani che ha in cantiere il governo Renzi per le pensioni.
Dopo aver smentito che ci saranno delle riforme riguardo alla legge Fornero – in parole povere, i requisiti di età e il sistema del calcolo contributivo dell’assegno pensionistico non si toccano – ha voluto lanciare delle proposte per limitare – almeno – i danni sociali della stessa: esodati, precoci, usuranti.
Come? Ma con l’introduzione di una qualche sorta di uscita anticipata per quelle persone vicine alla pensione ma che hanno perso il lavoro e che difficilmente ne riusciranno a trovare un altro; in pratica esodati e futuri tali.
Le proposte sono tante e variano dalla reintroduzione del meccanismo dello scivolo sino al prepensionamento, ovvero il “mutuo pensionistico” che riprende le modalità del “prestito pensionistico” ideato dall’ex ministro del Welfare Enrico Giovannini. Per tutti quelli che sperano nella famosa “flessibilità in uscita” di Cesare Damiano, neppure una parola, anche se lo stesso Damiano si dice fiducioso e sottolinea che qualsiasi forma di uscita anticipata è meglio della totale assenza del provvedimento.
Forse la frase che nessun altro riporta e che nasconde al suo interno le vere intenzioni dell’esecutivo Renzi è stata la seguente: “Il tema oggi non è più quello di alzare l’età pensionabile – ha precisato il ministro Poletti nel suo messaggio – bisogna invece creare meccanismi che consentano un’uscita anticipata a costo zero per lo Stato. In questo senso stiamo pensando a forme flessibili di prepensionamenti”.
Dunque, uscita anticipata, sì, basta che non ci chiediate dei soldi. Trovare delle soluzioni a costo zero per lo stato non è impossibile ma vuol dire che il costo graverà sulle spalle o delle aziende o dei lavoratori… Quante aziende potranno implementare un simile provvedimento? Le poche grandi che non sono state colpite dalla crisi finanziaria già l’ho fanno nel settore privato, ma senza incentivi da parte dello stato non pensiamo che un sistema simile potrà essere esteso a quelle più piccole. E per quanto riguarda i lavoratori statali? Lì chi si addosserà il costo se non lo Stato. Almeno che il governo non intende far pagare l’uscita ai lavoratori stessi…
Un’altra frase inserita nel Def che potrebbe indicarci il volere del Governo è la seguente: “Il governo s’impegna a valutare la reintroduzione di meccanismi di flessibilità di uscita rispetto ai nuovi limiti anagrafici, attraverso un sistema d’incentivi e disincentivi”; Quindi le proposte di un’uscita anticipata devono per forza includere una sorta di modalità bonus-malus, simile a quella della flessibilità in uscita proposta da Damiano, che penalizza chi va via prima e da un bonus a chi resta.
Non vediamo l’ora di sapere esattamente cosa intende fare l’amministrazione Renzi. Per ora resta tutto fermo in vista delle europee ma alla fine si dovranno dare una mossa.